Ritrova una pistola durante i lavori di pulizia della chiesa. Il parroco chiama i carabinieri

Insieme all’arma anche i bossoli di due obici e alcune palle in pietra. Il materiale segnalato è stato preso in consegna. Don Meini: "Potrebbero appartenere perfino ai partigiani"

La pistola ritrovata in chiesa

La pistola ritrovata in chiesa

San Miniato, 26 aprile 2024 – Intorno alla metà di luglio 1944 l’artiglieria statunitense cercava di colpire sul territorio sanminiatese le retroguardie germaniche sotto colpi della fucileria e di tre mitragliatrici tedesche. Nonostante il fuoco di sbarramento – pochi giorni prima del 22 luglio 1944, quando ci fu la strage nel duomo di San Miniato – la dorsale di Moriolo era occupata dalle forze americane supportate dai partigiani sanminiatesi. Chissà se risale a quei giorni drammatici la pistola Steyr semiautomatica di fabbricazione austriaca – risalente, dalle prime ricerche, al 1916 – spuntata durante i lavori di pulizia di una soffitta nella canonica della chiesa di Moriolo. Se lo sono chiesti subito anche il parroco, don Simone Meini, ed i parrocchiani che lo stavano aiutando a riordinare i locali. Insieme all’arma, arrugginita e con la matricola ancora leggibile, c’erano i bossoli vuoti di due grandi obici e alcune sfere di pietra, verosimilmente anche quelle appartenenti a materiale bellico.

E’ successo alla vigilia del 25 aprile, e anche questo aspetto ha colpito il sacerdote che ha immediatamente chiamato i carabinieri che hanno liberato i locali dalla pistola e dagli altri reperti. "Chissà come tutto questo è arrivato in soffitta – dice don Meini –. Magari sono cose trovate nei campi nell’immediato dopoguerra e poi dimenticate sotto un mare di altre cose. Certo, sono una traccia di storia, che forse meriterebbe di essere indagata: la pistola potrebbe risalire addirittura alla prima guerra mondiale, oppure, pur datata, potrebbe essere stata utilizzata durante la Resistenza. Il mio auspicio sarebbe quello che questo materiale fosse studiato ed esposto in un museo adatto. Magari nel Museo della Memoria di San Miniato".

Chissà chi l’ha impugnata? Ha sparato? Ha ucciso? "Per legge – aggiunge Don Meini – sono stato informato che dovrà essere distrutta. Forse, invece, si salveranno, dietro mia esplicita richiesta ai carabinieri, i due obici vuoti e questi potrebbero davvero essere esposti: a dare indicazioni temporali su questo materiale circa i giorni della seconda guerra mondiale, c’è il rinvenimento, sempre in questi lavori di pulizia, di manifesti della propaganda che inneggiano ai liberatori". Ma come tutto questo è arrivato nella canonica è destinato a restare un mistero. Riguardo la pistola, non si può escludere che qualcuno, finita la guerra, potrebbe anche averla consegnata al prete in un gesto di coscienza. Impossibile, ormai indagare.

E’ certo che Moriolo, in quei giorni drammatici del ’44, fu un punto di osservazione importante. In particolare – secondo quanto ricostruito – nei giorni della difficile avanzata degli alleati in Valdegola che furono a lungo intercettati e tenuti sotto scacco dai tedeschi. Moriolo , poi, rimase strategica per liberatori e partigiani anche nei tre giorni che seguirono l’ingresso in Valdegola degli alleati. Siamo nelle ore in cui l’artiglieria campale statunitense preparava il terreno per l’avanzata dei reparti di fanteria: cannoneggiamenti e incursioni aeree che, secondo gli storici, causarono morti fra i civili e sarebbero stati responsabili di alcune stragi, come quella del Duomo. Insieme alla pistola c’erano, fra tanti oggetti da buttare, cose religiose e non, in particolare un libretto depositi del 1939 della Compagnia del Santissimo Sacramento di Moriolo. La storia che ritorna e, forse, vuol dirci qualcosa d’importante.