Medico, ambulanza, defibrillatore: "Il regolamento è da cambiare"

Le società che non rispettano le disposizioni vengono soltanto multate, ma le gare si svolgono lo stesso

SAN ROMANO

Cosa dice il regolamento della Figc per le partite di Eccellenza? E’ obbligatorio che ci sia il medico o l’ambulanza? Cosa succede se questo obbligo non viene rispettato dalla società ospitante? In mezzo a questi interrogativi c’è una certezza che sta emergendo dal mondo del calcio dilettantistico: bisogna cambiare le regole. Ogni società (dai campionati dilettanti ai settori giovanili fino agli amatori) deve garantire la presenza di un medico o infermiere rianimatore o soccorritore di secondo livello presente a bordo campo per ogni partita. Si tratta di una regola che viene sollecitata da più parti e che la Figc e i vari Comitati regionali sono chiamati ad adottare. Perché è vero che dal 2017 i defibrillatori sono obbligatori in ogni impianto sportivo, ma se nessuno li sa usare è come non averli.

Il regolamento della Figc in vigore, per quanto riguarda il campionato di Eccellenza, dice che su ogni campo debba esser presente "un medico incaricato dalle società ospitanti, munito di documento che attesti identità personale e attività professionale esercitata e a disposizione delle due squadre". Oppure, le medesime società ospitanti sono "obbligate ad avere ai bordi del campo un’ambulanza". Obbligo, come detto, la dotazione del defibrillatore.

Ma nel caso in cui l’arbitro della gara di Eccellenza accerti la mancata presenza del medico o dell’ambulanza cosa succede? La partita viene disputata regolarmente o no? La partita viene disputata e l’arbitro si limita, sempre da regolamento, a riportare nel referto della gara l’assenza del medico o dell’ambulanza e in questo caso la società ospitante viene multata. E’ in questo contesto che si inseriscono le sollecitazioni di molte società sportive e cioè di rendere obbligatoria la presenza di un medico, un infermiere rianimatore o un soccorritore di secondo livello per tutte le partite dei dilettanti, del settore giovanile e scolastico e degli amatori. Una spesa che le società dovrebbero essere chiamate a sostenere riadeguando i propri bilanci e magari abbassando i rimborsi spese di qualche giocatore più pagato.

gabriele nuti