
ORENTANO
di Carlo Baroni
"Non dice tutta la verità, non può aver fatto tutto da solo", dice l’avvocato Daica Rometta (associazione Penelope) che assiste la famiglia di Khrystyna Novak, la 29enne ucraina di cui Francesco Lupino, 49 anni, ha ammesso di essere stato il killer. "Lupino ha dimostrato di saper mentire – aggiunge l’avvocato Rometta –. Ha confessato solo quando gli inquirenti gli hanno chiuso attorno un cerchio perfetto come disegnato con un compasso. Bene che abbia ammesso le sue responsabilità, ma riteniamo che debba finire di parlare, che debba ancora aggiungere elementi al copione che ha fornito".
"Vero, che della sua confessione ci sono stati anche riscontri immediati e oggettivi, come il ritrovamento del bossolo – prosegue l’avvocato Rometta –. Ma ritengo anche importante che l’indagine approfondisca ancora tutto il contesto in cui si è svolto il delitto, la dinamica, l’occultamento del cadavere. Abbiamo sempre motivo di sospettare che, forse, non ha fatto tutto da solo come dice". Confessione da riscontrare, dunque, quella del tatuatore di Corte Nardi, perché – stando al racconto reso dal pubblico ministero Egidio Celano ed al dirigente della Squadra Mobile Fabrizio Valerio Nocita durante il lungo interrogatorio – Lupino avrebbe lasciato il cadavere della ragazza per 24 ore nella villetta e poi, senza aiuti, lo avrebbe trascinato all’aperto senza essere visto. E sempre nella più completa solitudine avrebbe caricato il corpo di Khrystyna nella Freemont per portarlo nella casa diroccata dov’è stato ritrovato. Tutto da solo. In pieno giorno. Così come in pieno giorno aveva sparato quel colpo con cui zittì la ballerina che lo affrontò dicendogli di sapere che "era stato lui stato lui a tradire il fidanzato" minacciandolo che "avrebbe raccontato tutto".
A quel punto della discussione sulla soglia della porta sul retro della villetta, Lupino, prese la Tanfoglio che teneva infilata nel retro dei pantaloni e fece fuoco. Una solo colpo. Mortale. Un colpo che centrò l’occhio destro della ragazza traforandole in cranio. Poi ha detto di averla lasciata lì, in una pozza di sangue, sconvolto da quello che aveva fatto, nonostante avesse assunto droga e alcol prima di andare a far visita a Khrystyna. Sarebbe uscito dalla villetta chiudendo la porta e pulendo chiave e maniglia. Tutto questo il 2 novembre mattin. Il 3 tornerà per pulire tutto, prendere il cadavere e occultarlo. Poi si sarebbe sbarazzato dei cellulari della 29enne e della pistola. Ha indicato dove li ha gettati. Ma per ora nulla è stato trovato. "Mancano dei pezzi", ribatte l’avvocato Rometta.