
Nel riquadro la vittima
Pistoia, 13 aprile 2023 – E’ ripreso a ritmi serrati il processo per la morte di Lorenzo Betti, 41 anni, residente a Montale, che morì la sera del 12 marzo 2016 durante una partita di calcetto fra amici disputata al Carbonizzo di Montemurlo.
Morto a calcetto, tre indagati
La tragedia avvenne durante torneo amatoriale
Per la morte improvvisa del quarantenne sono finiti a processo Samuele Risaliti, originario di Agliana, capitano e referente della squadra "Cs Prova" in cui giocava Betti, Roberto Cipriani, gestore del Carbonizzo, e Leonardo Germinara, presidente del campionato Superleague di Pistoia che organizzò il torneo.
Per tutti l’accusa è di omicidio colposo. Dalle indagini, è infatti emerso che Betti si era iscritto al torneo amatoriale senza presentare il certificato medico agonistico che, in realtà, era necessario per legge.
Secondo la Procura, se Betti si fosse sottoposto alla visita medico-sportiva, avrebbe scoperto la patologia al cuore che poi ha portato al malore fatale.
E gli imputati avrebbero dovuto verificare, sempre secondo l’accusa, che tutti i giocator i fossero in possesso del certificato. Ieri sono stati sentiti in aula due medici che hanno confermato come il cuore di Betti fosse malridotto e come una visita (o anche solo un elettrocardiogramma a riposo) avrebbe evidenziato la patologia di cui era affetto.
Da quanto tempo, però, fosse malato – secondo i medici sentiti ieri in aula – non è possibile stabilirlo visto che la vittima non si è mai sottoposta a una visita cardiologica. La lista dei testimoni è ancora lunga. Quelli della Procura sono quasi esauriti ma restano quelli delle tre difese.
E la prescrizione incombe. Il reato di omicidio colposo prevede che la prescrizione scatti dopo sette anni e mezzo dal fatto. Quindi, a settembre il reato potrebbe prescriversi. Probabilmente, si potrà arrivare fino a dicembre, al massimo gennaio 2024, considerando le interruzioni per il Covid e qualche astensione ma sarà difficile andare oltre.
Il giudice Del Vecchio ha fissato un calendario fitto di udienze (spostando altri processi con testimoni) vista la situazione delicata. Nel processo, infatti, si sono costituiti parte civile i familiari di Betti, il padre e la sorella, assistiti dagli avvocati Silvia Nesti e Massimiliano Tesi, la moglie e la figlia, assistite dall’avvocato Manuele Ciappi.
Familiari che chiedono risposte e vogliono sapere se la morte di Betti poteva essere evitata. Quello che inizialmente fu catalogato come una "morte naturale", ha poi avuto una serie di risvolti penali in quanto la Procura di Prato dispose accertamenti, affidati ai carabinieri del Nas, scoprendo che Betti non era in possesso del certificato medico agonistico. Una visita avrebbe potuto scoprire la patologia cardiaca impedendo la tragedia, sostiene l’accusa.
Laura Natoli