"L’importante è che le aziende non si fermino"

Caro bollette, sindacati in allerta: "La metalmeccanica va, le imprese lavorano, ma i costi energetici si sono mangiati un mese di stipendio"

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di Carlo Baroni

Il lavoro c’è. La metalmeccanica va. "Da Piaggio a Vitesco, ad Asso Werke, per citare i nostri colossi, possiamo dire che il lavoro tiene bene, tutte le imprese lavorano", dice Marco Comparini (Fiom Valdera". Questo non vuol dire, però, che le preoccupazioni non mancano per il momento difficile che sta vivendo il Paese per i "prezzi impazziti". "A parte qualche richiesta di cassa integrazione – ammette Comparini – non del tutto legata ai forti rincari energetici, possiamo dire che la produzione ha ripreso a pieno e siamo tutti rientrati al posto di lavoro. Ma non dormiamo sonni tranquilli, è impossibile. Abbiamo gli occhi aperti: l’importante, ora, è che il lavoro ci sia e che le aziende non si fermino per le bollette".

Il quadro più generale arriva da Massimo Braccini (Fiom Toscana). "Inutile girarci intorno – ammette Braccini – questa è un’economia di guerra e i rincari energetici sono una spada di Damocle sulle imprese e un dramma per le famiglie. A conti fatti una intera mensilità è stata persa per far fronte ai maggiori costi". "Alcuni settori – rileva Braccini – sono quelli che ci preoccupano di più. Non ci scordiamo che metalmeccanica, come metallurgia e siderurgia sono altamente energivori e pertanto, anche se al momento c’è una sostanziale tenuta dei comparti, temiamo che prima o poi questo problema le imprese ce lo metteranno sul tavolo". "Ripeto – aggiunge Braccini – dobbiamo ragionare tenendo presente che siamo in un’economia di guerra, e anche quei segmenti che vanno a gonfie vele si stanno scontrando con tanti ordini e poco materiale". Ma cosa fare? "Pensiamo all’automotive, comparto che è di fronte a grandi cambiamenti – prosegue il leade di Fiom Toscana –. Ci manca un governo, manca una politica industriale all’altezza della situazione e delle sfide che ci attendono. Senza prospettive si rischia la recessione".

L’autunno alle porte è carico di tensioni e di attese, e di avvisaglie. "Ci aspettiamo una stagione rovente che potrebbe portare ad una rivolta sociale: luce e gas stanno massacrando i risparmi delle famiglie, l’inflazione così alta non l’abbiamo mai vista, gli stipendi sono diminuiti perché devono far fronte ai maggiori costi. E una soluzione a tutti questo, al momento non c’è". "Siamo preoccupati anche perché i settore che vanno, come la metalmeccanica, appunto, alla fine potrebbero rimetterci improvvisamente i conti di un economia di guerra che pesa e peserà. Il nostro maggior timore? E’ che ci siano imprese pronte a lasciare il Paese perché a queste condizioni drammatiche non vogliono più starci: negli Usa il metano costa nove volte meno che in Italia".