
Un momento del presidio di protesta davanti al magazzino Lidl di via Alberto Carpi
Adesione massiccia a Pontedera, dove c’è il magazzino che occupa 300 addetti che serve tutta la Toscana, parte dell’Umbria, del Lazio e della Sardegna. "Ma adesione significativa anche dal personale di molti punti vendita che ieri – dice Matteo Taccola (Filcams Cgil Pisa) sono rimasti chiusi, come la filiale di Pisa e quella di Navacchio". Una partecipazione che è stata superiore all’80%, con punte del 100%, allo sciopero indetto per il rinnovo del contratto integrativo aziendale alla Lidl. La multinazionale tedesca dei discount non ha accolto le richieste avanzate da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs al tavolo di trattativa su punti ritenuti dai sindacati di particolare importanza. Il duello è sulle risorse, premi produzione e organizzazione del lavoro.
Nello specifico i sindacati – è stato sottolineato – avevamo messo sul tavolo tre proposte: inserimento di un salario variabile che in base al raggiungimento di obiettivo erogasse un premio di risultato; inserimento di una parte di salario fisso da erogare mensilmente; riconoscimento dei buoni pasto. "Niente di quanto abbiamo proposto è stato preso in considerazione da Lidl", dice Taccola al presidio che si è tenuto ieri davanti al magazzino di via Alberto Carpi. "Nell’ultimo incontro – aggiunge Taccola – hanno marginalmente incrementato la proposta, cercando di liquidarci con qualche buono pasto".
Oltre alle richiesta sulla parte economica, l’organizzazione del lavoro è l’altro tema sul quale – secondo i sindacati – le risposte dell’azienda sono al momento insufficienti. Le problematiche maggiori – ci viene spiegato – riguardano i carichi di lavoro, la programmazione e la certezza degli orari di lavoro, in un’azienda in cui circa il 75% del personale complessivo ha contratti part-time. Mancano schemi e turni orari predefiniti, programmati e certi – lamentano i sindacati –: "L’attuale gestione degli orari di lavoro dei part-time non risponde dal nostro punto di vista allo spirito del dettato normativo e contrattuale. Carichi di lavoro eccessivi ed estrema flessibilità sono il modello organizzativoo che Lidl impone ai suoi dipendenti".
"E’ inaccettabile che l’impresa dei discount, che conquista sempre maggiori quote di mercato e negli ultimi cinque anni ha fatto registrare in Italia oltre 1,3 miliardi di risultato positivo ante imposte – dicono i sindacati – non abbia voluto investire maggiori risorse sui propri collaboratori che hanno reso grande l’insegna Lidl".
Secondo le tre organizzazioni sindacali "la dirigenza aziendale, di fronte ad una adesione allo sciopero così forte da parte dei lavoratori, non ha alternativa: torni al tavolo di trattativa,, e raccolga le proposte sindacali per trovare un accordo aziendale dignitoso". Anche in provincia – è stato spiegato al presidio – qualche punto vendita ha aperto solo per la presenza del direttore o pochi responsabili. In molti casi hanno aderito alla mobilitazione anche i contratti a chiamata e i tempi determinati.
Carlo Baroni