Appeso nel vuoto a 7 metri d’altezza, "Il ladro stava entrando dalla finestra"

Paura in via Vittorio Veneto. Famiglia salvata dalla raccolta differenziata

Il doccio dove si è arrampicato il ladro salendo fino al secondo piano per entrare dalla finestra

Il doccio dove si è arrampicato il ladro salendo fino al secondo piano per entrare dalla finestra

Pontedera, 11 luglio 2017 - Salvati dal riciclo. L’acqua nella bottiglia di plastica è terminata, i bidoni della raccolta differenziata si trovano fuori sul terrazzo, ma il sacchetto è pieno. Così, per cambiarlo, Beatrice Sardelli ha acceso la luce. E la lampadina ha illuminato la scena del crimine. «Appeso a sette metri d’altezza – racconta la donna – sul doccio che dal cortile interno si innalza fino alla finestra della mia camera al secondo piano, c’era un ragazzo». Un ladro all’opera colto in flagrante.

ORE 22.30 di sabato sera, palazzina di via Veneto a Pontedera a pochi passi dallo stadio. Appeso sul tubo di rame c’è un giovane di 25 anni dai capelli piuttosto lunghi e scuri. Si è arrampicato senza troppi problemi: «e aveva già le mani infilate nella nostra zanzariera – continua la signora –. Ma la cosa più incredibile è che la luce di casa era accesa. Che cosa sarebbe potuto succedere se non lo avessi visto? Me lo sarei trovato davanti in camera da letto. E poi?». A Beatrice non è rimasto altro che urlare a squarciagola. E il ladro non si è fatto prendere dal panico. E’ sceso con un’agilità invidiabile – «lasciando anche dei segni sul rame» – e poi ha guadagnato la fuga. «Probabilmente aveva anche un complice – racconta ancora la donna – perché ho sentito che ha detto qualcosa come ‘andiamo via. Corriamo’». La paura, ovviamente, è stata tanta: «Anche perché in casa abbiamo i ragazzi (i figli ndr.). Così abbiamo subito chiamato i carabinieri raccontando quanto era avvenuto».

LA SENSAZIONE è che il (tentato) raid non sia stato improvvisato. Un paio di sere prima una residente della zona si era imbattuta – nella stessa corte interna – in un paio di brutti ceffi dall’accento straniero.

«MI HANNO chiesto – dice – dove si trovasse il cinema». «Ma era evidente – aggiunge – che si trattava di una scusa bella e buona. Chi alle 21.15 cerca un cinema in una corte interna? Ho fatto finta di ‘bere’ la scusa perché ero sola e non volevo mettermi nei guai. Però certo, la storia non mi ha convinto». Forse si trattava del sopralluogo per studiare il piano d’azione. Raccolta differenziata, permettendo...