Una sarta per i 300km/h. Lei è Paola Battistini, la sua ditta è la Scorpiotec e da lì, da Pontedera escono tute di pelle pensate e realizzate con certosina artigianalità dalla stilista sarta e centaura Battistini. "La Scorpiotec è un sogno che si realizza perché sin da piccola adoravo il mondo del motociclismo. Una passione trasmessa da mio padre che fece di necessità virtù. Non si poteva permettere la macchina e noi quattro figli ci contendevamo il passaggio sulla sua moto". Battistini lavora in un ambiente prettamente maschile e fa tutto da sola.
Come si diventa creatrice di tute da gara?
"Della passione ne ho già parlato. Poi ci vuole tanta ostinazione: sono autodidatta. Nessuno mi ha insegnato a disegnare, tagliare e cucire".
Come si realizza una tuta da competizione?
"Si parte dalle misure del pilota che prendo personalmente. Poi devo mettere su carta modello, l’idea, lo stile della tuta che più si addice alle misure del pilota stesso. Dopo di che passo al taglio, alla realizzazione vera e propria ed alla consegna. Una tuta è composta da 180 pezzi che vanno messi assieme. Faccio tutto, ripeto. tutto a mano".
Quanti piloti ha vestito e quindi protetto?
"Più di trenta. E mi piace il termine che usa e cioè protetto. Le mie tute hanno standard di sicurezza maggiori di quelle delle grandi marche industriali. Faccio una ricerca continua e spasmodica di nuovi materiali che inserisco manualmente nelle tute. Le mie tute sono leggerissime e sicure".
Quanto lavoro ci vuole per una tuta?
"Dopo aver preso le misure, dopo averla pensata e poi disegnata, ci vogliono almeno quattro giorni".
Quindi lei è autodidatta e dal nulla ha fondato la Scorpiotec.
"No. Non dal nulla. Ho lavorato a lungo per due-tre grandi brand stranieri del settore. Per uno in particolar modo, ho realizzato tute per i campioni stranieri del MotoGp. Guadagnavo tantissimo. Poi mi è venuta la malsana idea di mettermi in proprio, aprire un brand mio per piloti italiani".
Perché malsana?
"Realizzare i sogni, le idee costa sacrificio. Ci vuole tanta umiltà e dedizione. Io praticamente, vivo qui, nella ditta. E non c’è nessuno che ci aiuti noi artigiani. Ho avuto la fortuna di incontrare Barbara Carli della Cna di Pisa. Si è resa conto di quanta artigianalità di qualità stiamo parlando. Ma dallo Stato, dal Governo ci sentiamo abbandonati. Quando si raggiunge un certo potere economico o diciamo una certa stabilità, dobbiamo reinvestire e reinvestire".
Non pensa ad avere collaboratori?
"Ci penso sì. Ne cerco due-tre. Persone a cui possa trasmettere quello che so. Questo è importante: trasmettere la propria esperienza. Poi se vorranno, potranno anche rimanere qui nella ditta".
Lei si confronta con i colossi del settore. Davide contro Golia?
"Quando dico che cerco tre aiutanti è il numero massimo. Voglio rimanere una piccola realtà, di nicchia, di altissima qualità. Se mi industrializzassi non potrei garantire la stessa qualità. I grandi brand regalano spesso le tute ai piloti. Si vede già a livello di bambini. Io realizzo anche tute dai quattro anni in su. Quando diventano grandi e famosi, ecco il brand blasonato che regala la tuta al pilota. Io non posso permettermelo. Ma ci sono alcuni piloti della squadra, la Leopard che vogliono solo tute della signora Paola. E ciò mi dà soddisfazione e mi convince che la strada è quella giusta".
In fondo alla strada giusta, c’è il traguardo della qualità di Battistini.