Il caso biblioteca. La rabbia dei lavoratori. Duello con il sindaco: "Verso le vie legali"

E’ la vicenda dell’appalto non rinnovato dopo oltre vent’anni "La digitalizzazione non c’entra alcunché: una scusa ridicola". Intanto si infiamma il duello politico: parla il centrodestra.

La vicenda dei sette lavoratori altamente qualificati che lavorano nelle biblioteche di San Miniato (e in archivio di deposito) che rischiano il posto – per la fine dell’appalto alla cooperativa – potrebbe finire in mano ad un legale. "Stiamo facendo una serie di valutazioni, e le vie legali sono alle porte, andremo fino in fondo", ammette Chiara Salvadori, rappresentante per la sicurezza per lo specifico appalto e lavoratatrice della coooperativa a cui non è stato rinnovato l’appalto. Salvadori, e la collega Maria Rosa Simonetti, archivista, non ci stanno alle parole con cui il sindaco Giglioli ha giustificato e spiegato come e perchè siamo arrivati fin qui. "Le cose vanno dette come stanno – dicono –. E va detto che la biblioteca non è chiusa al pubblico per la digitalizzazione, ma per ragioni di sicurezza. La segnalazione alle autorità competenti, che portò al sopralluogo dei vigili dle fuoco l’8 marzo, l’abbiamo fatta noi, dopo che per anni le nostre rischieste non hanno avuto riscontro: impianti fatiscenti, antincendio non funzionante, infiltrazioni". "Il sindaco Giglioli, per giustificare la fine dell’appalto, dice che è stato fatto un concorso – aggiungono –. un concorso generico di personale dell’ufficio cultura, dal quale attingeranno le due unità quando noi tutte saremo senza lavoro. Con il 30 maggio finisce un appalto che va avanti da più di vent’anni: un bel modo per tutelare il lavoro da parte del primo cittadino, dopo essersi riempito la bocca di tante parole nella giornata del primo maggio". "Abbia il coraggio di raccontarla tutta e spiegare perchè l’amministrazione ha fatto scelte che comportano la perdita di sette posti di lavoro – concludono le due lavoratrici –. Noi ci facciamo tante domande e cercheremo le risposte. Intanto ci batteremo in tutti i modi".

Il caso è al centro del dibattito politico. Michele Altini, candidato sindaco del centrodestra attacca: "Da giugno 7 famiglie si troveranno in gravi difficoltà. Il tutto per una mancata trasparenza nei rapporti con lavoratori e sindacati e, indirettamente, a una lacunosa programmazione negli interventi di messa in sicurezza di immobili al servizio della collettività – ancora Altini – . Ancor peggio non aver saputo prevedere l’impatto occupazionale dovuto sia alla digitalizzazione sia al percorso di assunzione di nuovo personale". "Occuparmi delle preoccupazioni della gente è lo scopo della mia vita professionale e la bussola del mio impegno politico – aggiunge – . Ecco perché reputo inaccettabile l’aver sottovalutato la creazione di nuove inquietudini, che dal primo di giugno investiranno i lavoratori della cooperativa ai quali non sarà rinnovato l’appalto". La vicenda è finita anche sui social. E’ stata parta la pagina facobool "lafinediunaappalto". Per raccontare a tutti la storia "di un appalto finito nel nulla. Un edificio insicuro. Sette operatori della cultura in cerca di verità". Un caso sta infiammando la campagna elettorale.

Carlo Baroni