ILENIA PISTOLESI
Cronaca

I testimoni oculari: "Con il giardino è crollato un pezzo del nostro cuore"

Maria Assunta Cannistraro e il marito Renzo Gazzarri di via della Pietraia "E’ sparito anche l’albero che ci aveva sempre fatto ombra. Siamo contenti che la statua, invece, sia un simbolo di resistenza".

I testimoni oculari: "Con il giardino è crollato un pezzo del nostro cuore"

I testimoni oculari: "Con il giardino è crollato un pezzo del nostro cuore"

"Ci siamo sentiti protetti e mai abbandonati". Maria Assunta Cannistraro e il marito, Renzo Gazzarri, vivono in via della Pietraia, nella casa con affaccio su quel maledetto baratro che domenica scorsa ha aperto una spirale di dolore e paura. Il giardino della famiglia è piombato a terra insieme a una porzione del costone murario di San Felice crollato intorno alle 12, trascinandosi via pezzi di vita e di ricordi.

Signora Cannistraro, lei è fra le testimoni dello spaventoso crollo di domenica scorsa. Dove ha trovato riparo da allora?

"In questi giorni siamo stati ospitati da un’amica, in un’abitazione non lontana dalla nostra. E non ci siamo mai sentiti soli. Da oggi (ieri per chi legge, ndr, siamo tornati nella nostra casa".

Come sono stati questi giorni, da quando lei e suo marito vi siete ritrovati a abbandonare in tutta fretta il guscio di casa?

"Io e mio marito siamo stati incoraggiati e ci siamo sentiti sostenuti. Abbiamo conosciuto una grandissima disponibilità. Attorno a noi abbiamo avvertito un senso di aiuto e protezione da parte dei tecnici del Comune, dei vigili del fuoco, dei professionisti. La nostra abitazione è al sicuro e gli spazi della casa non hanno subito lesioni. Abbiamo alloggiato vicino al nostro appartamento, seguendo i sopralluoghi effettuati. Sono stati giorni molto intensi perché oltre al danno del giardino eravamo in allerta per capire l’evoluzione della frana e quindi la stabilità della nostra casa".

Il giorno del crollo lei si trovava in casa. Cosa ricorda?

"Una bella giornata di sole e una domenica che stava trascorrendo come tante altre. Stavo preparando il pranzo, ero tornata in casa da pochi minuti dopo essere uscita in giardino a raccogliere la salvia per preparare l’arrosto. Ad un certo punto ho sentito un boato".

A cosa ha pensato?

"In un primo momento ho pensato al terremoto, poi mi sono avvicinata alla porta di giardino e quando mi sono affacciata non riuscivo a credere ai miei occhi. Le mura del nostro giardino erano crollate".

Una memoria collettiva, le mura, e una memoria di famiglia, il suo giardino, che in un attimo è maceria.

"Sono stati momenti di paura e smarrimento. In un attimo quello che era stato il nostro angolo preferito era scomparso nel nulla. Inutile dire ciò che ho provato quando ho realizzato la cosa, ma quello che davvero ci ha fatto male è stato quando è caduto il grande albero, con lui davvero se n’è andato un pezzo del nostro cuore. Lui, che ci aveva sempre tenuto sotto la sua ombra, che aveva presenziato sempre alle nostre cene estive, tutto d’un tratto è venuto a mancare".

Cosa è rimasto del giardino?

"Quasi niente ed è inaccessibile".

In piedi, però, è rimasta la statua costruita da suo marito, Renzo Gazzarri, divenuta una sorta di simbolo del crollo.

"Avrei preferito - a rispondere è il signor Gazzarri - che avessero resistito le mura. Vede, non amo molto romanzare per mia natura. La statua è sul muro di recinzione del giardino da 4 anni e è ancora lì credo per un caso fortuito. In questo momento siamo ancora molto scossi, ma sicuramente orgogliosi del fatto che questa statua sia divenuta una sorta di simbolo di ciò che resiste al crollo".