CARLO BARONI
Cronaca

In Svizzera per morire, la Procura acquisisce i documenti

La famiglia chiede di far chiarezza, tanti i nodi da sciogliere

Ospedale (foto repertorio)

Pontedera, 13 luglio 2015 - "Ora lasciateci in pace". E’ uno dei figli con tre parole a chiedere che cali il silenzio su uno storia i cui contorni potrebbero ancora essere da decifrare, ma che ha già scioccato la Valdera: un 76enne, professionista in pensione, stimato e conosciuto, che è andato in Svizzera ad abbracciare la dolce morte all’insaputa della famiglia.

Una verità tremenda venuta a galla quando la soluzione letale era già stata ingerita, sotto controllo medico, in una clinica specializzata di Balisea. Silenzio, appunto.

D’ora in poi, semmai, parleranno i risultati dell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Pisa. Il reato ipotizzato al momento nel fascicolo aperto contro ignoti sarebbe quello di omicidio del consenziente, strettamente legato all’eutanasia. Illegale, quest’ultima, in Italia. Consentita in Svizzera come suicidio assistito purché sussistano particolari condizioni: la malattia gravissima e irreversibile come conferma Exit Italia. La famiglia vuole la verità. E’ stata all’oscuro di tutto in quest’ultimo anno e quello che è successo è stato un fulmine a ciel sereno: il testamento biologico con Exit Italia (qui l’hanno depositato altri 90 cittadini della zona), i contatti con un’associazione d’Oltralpe che organizza l’ultimo viaggio, la richiesta e l’invio dei certificati medici necessari, il nulla osta, i bonifici bancari per pagare il servizio e infine l’allontanamento da casa per tornare, pare, cenere in un barattolo. Com’è possibile?

La famiglia vuol sapere, visto che non hanno mai saputo di una malattia dalla diagnosi infausta per il congiunto. Del caso si occupa il sostituto procuratore Paola Rizzo, e sarà proprio il magistrato, nelle prossime ore, a prendere la decisione e la direzione. Saranno acquisite cartelle cliniche in Italia e altri atti in Svizzera, nella clinica dove l’uomo è andato a morire. Quando ci sarà il via libera del magistrato saranno gli uomini del commissariato di Polizia di Pontedera ad intervenire in collaborazione con la polizia internazionale. Ancora nulla è stato deciso. Gran parte del mistero ruoterebbe, infatti, proprio intorno a quelle cartelle, ai documenti che l’uomo avrebbe prodotto per ottenere la dolce morte: l’uomo, almeno in apparenza, non risultava gravemente ammalato. Nessuno almeno ne era al corrente. Tutto è emerso e sta emergendo da quando lui è passato a miglior vita. E’ STATO il figlio che abita in un paese vicino a Pontedera a presentare denuncia di scomparsa quanto trovò i primi di luglio tracce di pagamenti che portavano in Svizzera.

La polizia di Pontedera avviò indagini capillari e veloci che portarono subito all’amara verità: il 76enne è morto, il suo nome è registrato nella clinica dove come suo desiderio la morte l’aveva accolto. Ma il «nodo» è che nessuno sapeva di una sua grave malattia, e con un esposto la famiglia avrebbe chiesto di fare piena chiarezza. Infatti se non fosse stato malato terminale ci sarebbero gravi responsabilità per la sua morte. L’uomo viveva con la moglie e con un figlio.