CARLO BARONI
Cronaca

Pedofilia on line, condannato uno studente. Aveva centinaia di foto di minori

Rito abbreviato e pena di un anno e 9 mesi per un 20enne trovato in possesso di centinana di immagini con minori in scene di sesso

Le indagini sono state condotte dalla polizia postale

Valdera (Pisa), 8 giugno 2022 - Un anno e nove mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione della pena e della non menzione. Questa la condanna inflitta da giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Firenze al 20enne della zona arrestato nel luglio scorso con l’accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedo pornografico. Lo studente (assistito dagli avvocati Arianna Tabarracci e Alessio Bertola) rimase incagliato nelle rete di una vasta indagine della Polizia Postale contro il fenomeno degli abusi minorili, e di contrasto alla pedo pornografia online.

Il giovane venne colto in flagranza di reato per detenzione di centinaia di video e immagini pornografiche ottenute mediante lo sfruttamento di minorenni.

Il materiale rinvenuto dagli investigatori sui computer e sullo smartphone dello studente interessava anche bambini "in tenerissima età, anche meno di 5 anni, impegnati in atti sessuali tra minori e con adulti, di una natura particolarmente grave e cruenta". Al 20enne erano contestati 239 file video pedo pornografici che giovane aveva scaricato – secondo la procura di Firenze – tramite un link che reindirizzava ad un noto portale di sevizio cloud-storage che fa capo ad una società della Nuova Zelanda.

E secondo l’accusa, appunto, il giovane deteneva, ma anche divulgava in quando condivideva, consapevolmente e in tempi diversi, con gli altri 88 utenti, il materiale con immagini di minori in scene di sesso esplicito con adulti. Il 20nne, in sede di interrogatorio di garanzia davanti il Gip di Pisa, si era difeso sostenendo che lui voleva "in realtà fare l’investigatore" e che in quella parte più truculenta della rete altro non sarebbe stato che un infiltrato. Sarebbe stato lui a voler debellare i pedofili.

La strategia difensiva è stata quella di un processo con rito abbreviato, condizionato a due accertamenti peritali: sulla personalità e sui supporti informatici. Le consulenze hanno in parte confortato il copione difensivo degli avvocati Tabarracci e Bertola – il giovane è stato ritenuto dalla personalità eccentrica, ma non pericolosa – e alla fine anche il pm ha concluso con la richiesta di un anno di reclusione. Il giudice, in sentenza, ha alzato l’apparato sanzionatorio, ma ha concesso i doppi benefici di legge e disposto la restituzione dei dispositivi in sequestro.