di Carlo Baroni
Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale. Le ricerche si sono mosse anche all’estero. Poi è stato trovato a Pontedera: un malore l’ha incastrato. Ora è in carcere. L’ultima sentenza della Cassazione ha mandato definitiva la responsabilità di Nicola Lovisco, 53 anni, domiciliato a Ponsacco, quale mandante di un omicidio di mafia del 14 luglio 2017. Nelle ore scorse è stato catturato dalla polizia di Pisa.
La vittima si chiamava Marco Ugo Cassotta, e Lovisco e Angelo di Muro 59 anni – è stato accertato nel processo – ne affidarono l’escuzione ad Alessandro D’Amato (reo confesso), a cui consegnarono due pistole. D’Amato, dopo aver condotto la vittima ad un casolare in contrada Leonessa di Melfi, esplose almeno quattro colpi di arma da fuoco uccidendola nell’immediatezza.
D’Amato faceva inizialmente parte del gruppo Cassotta: sorto un dissidio col capo decise di transitare nelle fila del clan opposto, accettando la proposta del cugino, Nicola Lovisco, che già vi militava. Per suggellare quell’adesione, gli fu dato incarico di uccidere il suo ex capo. Gli ermellini nelle settimane scorse hanno passato definitiva la condanna a 30 anni di carcere – dopo vari processi d’appaello – per Lovisco e Di Muro. La squadra Mobile della Questura di Pisa, a seguito di articolata attività investigativa iniziata nel giugno scorso in stretta sinergia con i colleghi di Potenza, sotto il coordinamento della procura generale presso la Corte d’Appello di Salerno, ha rintracciato Lovisco a Pontedera dopo una latitanza durata alcune settimane. Originario della Basilicata e domiciliato da anni nel territorio pisano, l’uomo era destinatario di un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Salerno dopo la sentenza della Cassaziione. Nelle more della pronuncia, il condannato aveva fatto nel frattempo perdere le proprie tracce. Il Lovisco, esponente del clan "Di muro-Delli Gatti" di Melfi è stato condannato per omicidio premeditato aggravato dalla cosidetta agevolazione mafiosa, occultamento e distruzione di cadavere e violazioni sulla legge sulle armi.
L’attività investigativa, avviata anche in ambito internazionale a seguito della sua irreperibilità, aveva condotto la polizia a reperire notizie circa una sua probabile presenza in territorio ungherese, dove si era rifugiato sotto falsa identità. I successivi riscontri investigativi effettuati nelle ultime 48 ore dalla Polizia di Stato avevano condotto a riporre nuova attenzione al territorio pisano, all’interno del quale il latitante poteva aver fatto rientro. Lovisco, è stato rintracciato ed arrestato all’interno dell’ospedale Lotti di Pontedera dove si era appena recato per essere sottoposto a visita a seguito di un malore. Ora è al Don Bosco.