La rabbia dei circoli chiusi. "E’ una discriminazione"

Una sessantina le saracinesche abbassate in tutto il comprensorio del Cuoio. David Spalletti (Arci): "In alcuni paesi sono rimasti l’unica attività-bottega"

La rabbia dei circoli cresce anche nel comprensorio del cuoio (foto d’archivio)

La rabbia dei circoli cresce anche nel comprensorio del cuoio (foto d’archivio)

Santa Croce, 29 ottobre 2020 - Saracinesche abbassate, luci spente, attività annullate. Tutte. Sono una sessantina i circoli Arci, Acli, Mcl, Endas del Comprensorio del Cuoio che da ieri sono a terra dopo che il ministero dell’Interno con una circolare ha fornito ulteriori precisazioni in base dal Dpcm del presidente del Consiglio di domenica. I circoli sono assimilati alle attività culturali come i teatri e i cinema e per questo devono stare chiusi e non possono rimanere aperti per la somministrazione fino alle 18 come i bar. Questo perché l’attività di somministrazione è ritenuta accessoria rispetto a quella culturale e associativa.

«Noi auspichiamo un ripensamento da parte del Governo – le parole di David Spalletti, funzionario dell’Arci del comprensorio del Cuoio – Noi abbiamo 44 circoli in tutta la zona e tutti sono chiusi da oggi (ieri, Ndr). L’unico spiraglio ce l’hanno un paio di nostre associazioni che potranno continuare con le proposte di attività educativa non formale, per capirci i doposcuola, ma gli altri sono tutti in grande difficoltà. Formalmente la circolare del ministero non è sbagliata. La questione è politica e culturale. I circoli sono centri di aggregazione sicuri, protetti, che rispettano tutte le regole per il contenimento dei contagi sin dalla riapertura dopo la chiusura di primavera. Credo che la loro funzione sia più sociale, anche per tenere a freno certe turbolenze che si stanno vedendo in Italia. Su questo aspetto dovrebbero ragionare al Governo e al ministero. E, comunque, se a primavera eravamo tutti chiusi e non c’era stata discriminazione, ora questa decisione un certo discrimine lo crea e questo non è comprensibile".

«Ci sono poi circoli che, soprattutto nei paesini più piccoli, sono l’unico presidio aperto – conclude Spalletti – Uno svolge anche attività di alimentari. Chiuso quello il paese perde la bottega. A San Miniato Basso, per fare un altro esempio, domani (oggi, ndr) c’è il mercato e con il circolo chiuso non ci sarà un bagno. A La Catena dentro i locali del circolo ci sono gli studi dei medici di base. Ecco, è anche questa la funzione dei nostri circoli e per questo chiediamo che venga rivisto il decreto".

Uno dei primi a mettere in evidenza la criticità del provvedimento è stato l’ex sindaco di Castelfranco Graziano Turini, socio storico del circolo Arci di via Francesca. "Hanno idea del danno che stanno facendo? – scrive Turini – Questa interpretazione è ingiusta, discriminatoria, mette a casa un sacco di lavoratori. Noi soci Arci chiediamo che i circoli siano trattati con equità e giustizia. Se ci tenete fatevi sentire. Il governo regionale ha le mani legate, ma è anche molto sensibile sul tema visto che in Toscana le Case del Popolo sono un baluardo di socialità e democrazia e fanno le cose molto seriamente contribuendo a garantire la pace sociale". gabriele nuti