Calzaturifici, effetto Coronavirus a Santa Croce: non arrivano i pezzi di ricambio

Le chiusure delle fabbrice in Cina aggiungono nuove difficoltà al comparto E ora si guarda al Micam

Cittadini cinesi con la mascherina

Cittadini cinesi con la mascherina

Santa Croce sull'Arno, 16 febbraio 2020 - Non solo ci sono i primi ordini sospesi. I calzaturifici della zona, stretti da una crisi che va avanti da anni e che ha visto poche luci, hanno problemi anche sui pezzi di ricambio per i macchinari – si apprende dai sindacati – di cui la Cina è la maggiore fornitrice e che non stanno arrivando.

L’effetto Coronavirus si sta già facendo sentire sul settore della scarpa che rischia un rallentamento forte degli ordini in un momento in cui qualcosa – all’inizio dell’anno – sembrava tornare a muoversi. I sindacati stanno monitorando la situazione anche perché si sono aziende in difficoltà e questo, nei prossimi mesi, potrebbe avere ripercussioni occupazionali.

Il nodo resta il lavoro per le grandi firme della moda che hanno, appunto, in Cina e nel mercato asiatico in generale una fetta "strategica" del fatturato: il potenziale crollo dei consumi nel settore lusso, quindi, rischia di essere un’ondata di crisi imponente e devastante. Una prima valutazione sugli effetti del Coronavirus sul comparto si dovrebbe avere a breve, con gli esiti di Micam. Il Salone Internazionale della Calzatura di Milano è alle porte e sono innegabili le preoccupazioni da parte degli stessi imprenditori per le ripercussioni che l’effetto Coronavirus avrà sulle attività commerciali e soprattutto sull’affluenza del più importante appuntamento fieristico del settore.

L’appuntamento a Milano con il Micam è dal 16 al 19 febbraio e al Mipel saranno presentati circa 70 marchi della calzatura e delle pelletterie. L’assenza – appare scontata – della quali totalità dei cinesi e di buyer asiatici delle aree a rischio darà il polso della situazione di ciò che l’economia mondiale sta vivendo.

E di conseguenza un capitolo importante del manifatturiero come la scarpa che, nell’ultimo decennio, ha dovuto fare business tra guerre, instabilità politiche, dazi Usa, embargo con la Russia, Brexit e ora il Coronavirus che ha bloccato un paese che muove intorno al lusso, all’abbigliamento e all’accessoristica capitali imponenti. I primi congelamenti di ordini verso calzaturifici sono un campanello d’allarme.