"Alabastro, sale e latte: il festival del bianco"

Il presidente del Ccn Corda: "Tre giorni di iniziative per una kermesse che mette insieme le nostre eccellenze e va oltre i campanili"

di Ilenia Pistolesi

Bianco come l’alabastro, la pietra degli dèi. Bianco come il sale che arriva dalla terra, il più puro d’Italia. Bianco, infine, come il pecorino delle Balze Volterrane Dop, il primo formaggio Dop italiano a caglio vegetale prodotto in un paesaggio unico e tipico di Volterra, quello delle Balze. Con ’Volterra in Bianco’, la prima Città Toscana della Cultura organizza in collaborazione con il Centro Commerciale Naturale tre giorni di iniziative, da oggi al 2 luglio, nei luoghi simbolo delle eccellenze in bianco. Dalle vie delle botteghe artigiane a piazza dei Priori, fino a Palazzo Viti.

Dalla fattoria Lischeto fino al cuore della produzione del sale di Volterra: l’edificio progettato da Pier Luigi Nervi, uno dei massimi architetti del Novecento, dove il sale cade dal soffitto, sotto le campate di cemento, formando una cascata chiamata ’Cascata dell’Angelo’. Ne parla Alessandro Corda, presidente del Centro commerciale naturale.

Presidente, quest’anno il Ccn imbastisce un vero e proprio festival, una sorta di celebrazione per tre punte di diamante della città.

"C’è un ‘filo bianco’ che attraversa Volterra: l’alabastro, il sale e il latte da cui si produce il pecorino delle Balze Dop. E abbiamo voluto creare una kermesse di tre giorni per dar vita a un senso di comunità, che spesso in città, purtroppo, cede il passo al campanilismo".

Si spieghi.

"E’ fondamentale unirsi, superare quei preconcetti che spesso hanno portato Volterra ad ‘avvitarsi su se stessa’, impedendole di crescere. E’ un evento pensato oltre ogni divisionismo di campanile, mettendo insieme tre eccellenze. Anche i contatti fra realtà diverse portano a crescere".

L’obiettivo è dunque creare sinergie più robuste?

"Esatto, migliorando il tessuto urbano e commerciale che sono legati da un forte intreccio: tutto questo può portare alta qualità".

L’evento è pensato in grande e, appunto, allarga la sua platea rispetto all’edizione 2019 e a quella più misurata dello scorso anno. Diventerà un appuntamento fisso?

"Sì, ma ogni anno cercheremo di trovare nuove idee per alimentare curiosità. Abbiamo voluto imbastire una tre giorni dove alabastro, sale e latte saranno celebrati con eventi ad hoc. Volterra22 è l’inno alla cultura e le nostre produzioni hanno un forte senso culturale".

L’evento torna arricchito dopo due anni di pandemia. E’ il segno di una rinascita per la città?

"E’ una modalità per tornare insieme, per riavvicinare la comunità ai suoi valori e alle sue tradizioni, tornando a pensare a quella dimensione che avevamo perso a causa del tragico biennio pandemico".