Erika Pontini
Politica

Nardella: “Io Governatore? Non avrei corso per l’Europa. Patto con Giani e Fossi è solido”

Parla l’ex sindaco di Firenze in una intervista a tutto campo. «Stiamo vivendo un’estate calda soprattutto per l’inadeguatezza e la mancanza di risposte del Governo»

Dario Nardella (Marco Mori/New Press Photo)

Dario Nardella (Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 11 agosto 2024 – Pedaggio sulla Fipili, quotazione in Borsa della Multiutility, balneari sono i temi che tengono banco in questa estate rovente, oltre al campo largo ovviamente.

Ma Dario Nardella da che parte sta?

«Stiamo vivendo un’estate calda soprattutto per l’inadeguatezza e la mancanza di risposte del Governo. La vicenda balneari è emblematica: l’immobilismo di Meloni espone l’Italia a una procedura di infrazione che graverà sulle tasche dei cittadini, tiene gli imprenditori e i comuni in una situazione di incertezza. Serve una legge coraggiosa che non scarichi sulle Regioni le responsabilità, valorizzi gli imprenditori e rispetti i principi della direttiva europea mettendo i comuni in condizioni di fare bandi equilibrati».

E sulla Multiutility?

«La cosa fondamentale è garantire i 4,5 miliardi di investimenti per migliorare servizi su acqua gas e rifiuti senza far pagare i comuni e i cittadini. L’idea di un azionariato diffuso accennata dal segretario Fossi può funzionare se apriamo a un modello che consenta agli utenti e ai lavoratori di diventare soci e partecipare al governo e all’indirizzo della società. Quanto alla Fi-Pi-Li il tema è complesso, ma Giani ha ragione a porre la questione di come trovare le risorse per investire su infrastrutture e viabilità».

Al voto in Toscana manca tantissimo ma il dibattito nel centrosinistra è già avviato sul campo largo: dai Cinquestelle a Italia Viva. Matrimoni non facilissimi. Lei che ne pensa?

«Condivido la proposta del segretario Emiliano Fossi di aprire un cantiere dopo l’estate, partendo dalle idee e dalle proposte. Dobbiamo essere innovativi e sempre attenti ai territori. Penso al potenziamento della sanità, a un piano strategico per i prossimi 10 anni per le infrastrutture e la mobilità, a un grande impegno sull’innovazione tecnologica nell’economia, ad un patto per il lavoro e la formazione».

Eppure a Firenze non si è riusciti a mettere insieme Iv e 5S. Cosa è cambiato?

«Il modello di Firenze è stato vincente perché si sono combinati due fattori: i risultati del governo precedente riconosciuti dai cittadini e la costruzione di una coalizione unita dalle proposte e dai valori e non da formule astratte. Questo vale anche per la Toscana: niente ammucchiate, perché una alleanza deve essere prima di tutto forte e credibile se vuole essere anche larga. Nei Cinquestelle c’è parecchio fermento... È comprensibile che si apra nel movimento una riflessione sulla sua nuova identità intorno alla leadership di Giuseppe Conte. I 5 stelle non sono più il movimento anti-sistema e anti-politico che voleva aprire il parlamento come una scatoletta. Ora ha molti eletti in tutte le istituzioni, ha nel suo patrimonio l’esperienza governo nazionale e ha scelto nel Parlamento europeo una chiara collocazione a sinistra. Sono tutti fattori di novità su cui credo si costruirà la nuova identità».

E il rapporto con il Pd?

«Si misurerà nel modo con cui affronteremo nel nuovo sfide a partire dal banco di prova delle elezioni regionali in Emilia Romagna, Umbria e Liguria».

L’apertura di Renzi la convince?

«Tutto ciò che può rafforzare il centrosinistra non va a priori scartato. Ma, come ho detto più volte, le alleanze si realizzano partendo dalla convergenza reale su temi centrali, come il lavoro, la giustizia, l’economia, le riforme, dalla sintonia con l’elettorato e dalla condivisione di valori. Una alleanza seria e non occasionale si può costruire solo su questi presupposti».

Berlinguer cosa direbbe oggi del campo largo?

«Direbbe che un campo vincente non si misura con il metro ma con la capacità di rispondere concretamente ai bisogni dei lavoratori e della società».

Cosa è il progetto di una rete di riformisti su cui sta lavorando? Una corrente del Pd?

«Neanche per idea! Nessuna corrente personale. Io parto dalle sollecitazioni che mi arrivano da tanti mondi dentro e fuori il partito per avere un Pd sempre più unito che sostenga Elly Schlein nel realizzare l’alternativa di governo a Meloni. Per essere uniti dobbiamo valorizzare il pluralismo del nostro partito come è stato fatto con successo con le liste elettorali europee. Superiamo lo scontro congressuale, le vecchie correnti e appartenenze e apriamoci sempre di più alle energie sociali economiche e culturale esterne che possono portare nuova linfa al partito. In questo senso ben vengano nuove occasioni di ascolto e confronto».

Nardella ci dica la verità, ci sono le condizioni per un Giani bis?

«Il mio giudizio sul lavoro di Eugenio Giani, che ha fatto un solo mandato, è positivo ed è giusto che lui sia protagonista nel cantiere di idee. Per questo credo sia utile seguire il percorso che ci ha proposto il segretario Fossi».

Lei si vedrebbe candidato per la Toscana?

«Se avessi pensato questo non mi sarei candidato al Parlamento europeo».

Per Firenze ci fu un patto a tre tra lei, il segretario Fossi e il presidente Giani. Cosa è cambiato da allora?

«Il rapporto tra me Fossi e Giani è cresciuto nel tempo grazie ad una sintonia sui temi e sui modi con cui migliorare le nostre politiche per i territori. Alla Toscana serve questo: un gruppo dirigente unito, serio e determinato».

A Firenze Sollicciano è diventato l’emblema di un grave problema carcere. Il dl appena licenziato aiuta?

«E’ imbarazzante per la assenza di risposte reali ad una vera emergenza. Uno studio della Bocconi ha rilevato che in Italia ogni detenuto costa alla comunità 154 euro al giorno, di cui solo 6 per il mantenimento del detenuto, appena 35 centesimi per la sua rieducazione, prevista dalla Costituzione italiana. Serve un piano straordinario di investimenti per ricostruire molti carceri oggi dannosi e fatiscenti, come Sollicciano a Firenze e il triplo delle risorse disponibili attualmente per un vero reinserimento sociale dei detenuti, la risoluzione definitiva del sovraffollamento e il dimezzamento della recidiva».

Dibattito e polemiche anche sull’abuso d’ufficio cancellato. Lei come ex sindaco era sulla graticola di un reato che è sempre stato molto contestato proprio dagli amministratori. Cosa ne pensa?

«Ho sempre denunciato insieme ai miei colleghi le storture del reato di abuso di ufficio, ma anche detto che una riforma radicale della norma sarebbe stata molto meglio di una cancellazione totale che rischia di esporre comunque i sindaci a indagini e processi basati su altre norme del codice penale».