Voleva fare l’avvocato, diventò una cecchina

"L’angelo di Kobane" di Henry Naylor è in gara domani sera a Bottegone al concorso "Rafanelli" per il teatro amatoriale

Una giovane donna, una contadina kurdo-siriana chiamata Rehana, che avrebbe voluto studiare, diventare avvocato e invece abbracciò il kalashnikov fino a diventare un implacabile cecchino delle truppe femminili che combatterono contro l’Isis. "L’angelo di Kobane" di Henry Naylor, è la piccola grande storia di Rehana che rivivrà sul palco del teatro della Casa del popolo di Bottegone domani sera, giovedì 8 febbraio (ore 21.15, ingresso libero), nello spettacolo portato in scena dalla compagnia teatrale “Gli amici di Jacky“, per la regia di Paolo Pignero. Lo spettacolo è in gara al concorso teatrale per compagnie amatoriali "Fabrizio Rafanelli" diciassettesima edizione. Chi ricorda l’assedio di Kobane? Era il 2014. "Sono passati pochi anni, eppure di quei tragici fatti della guerra civile siriana resta una memoria evanescente e confusa, sopraffatta da sempre nuovi e tragici sviluppi su un quadrante geopolitico senza pace", osserva il regista Paolo Pignero. Il pluripremiato autore inglese Henry Naylor ha condotto una lunga indagine, fatta di ricerche, interviste, studio, su quanto accaduto e ne ha tratto un magmatico racconto, un flusso di coscienza che prende spunto da una storia vera, quella, appunto, della contadina kurdo-siriana Rehana, che avrebbe voluto diventare avvocato e invece abbracciò il kalashnikov. E la compagnia genovese Gli amici di Jachy ha deciso di portarla sulle scene. "Rehana viene da un altrove e si presenta nel qui e ora per tranquillizzarci – si legge nelle note di regia –, non vuole farci sentire in colpa, vuole solo raccontare una storia di cui nessuno parla. Vuole raccontare come è stata costretta a scappare di casa un giorno con sua madre, perché stava arrivando l’Isis, e come poi sia fuggita tornando a cercare il padre che a sua insaputa era rimasto a combattere. Vuole renderci partecipi di come da aspirante avvocato sia divenuta uno spietato cecchino delle Ypj e di come infine sia stata catturata e decapitata, infrangendo la regola d’oro: "Tenere l’ultima pallottola per se stessi".

"Soprattutto – evidenzia Pignero – ci racconta il suo amore per la vita e di come le violenze subite non l’abbiano scalfito. Ci racconta degli alberi della fattoria di suo padre che un giorno, già combattente, ritrova bruciati dai terroristi ma che ricresceranno anche grazie al sangue, suo e delle sue compagne, di cui il suolo sembra essere assetato". Questo testo è la terza storia della trilogia "Arabian Nightmares" di Henry Naylor ed è stata messa in scena per la prima volta, con grande successo, all’Edinburgh Fringe Festival nel 2016. Da allora è stato visto in tutto il mondo con grande successo di critica, vincendo premi in molti festival internazionali. In Italia, con la traduzione di Carlo Sciaccaluga, è stato presentato nel 2018 e ripreso poi dal Teatro Piemonte Europa. Le prime opere della trilogia sono "The Collector" e "Echoes".

Piera Salvi