Via alle sagre di paese Ristoratori in rivolta

Polemica estiva più rovente del solito dopo l’ordinanza regionale Fipe-Confcommercio: "Ancora in difficoltà per il Covid, è un colpo di grazia"

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Da sempre mal digerite, quest’anno risultano assolutamente intollerabili. Ristoratori e gestori di locali non possono mandare giù il boccone delle sagre, oggi più amaro che mai perchè servito dopo settimane di chiusura forzata delle attività. Con l’estate alle porte, la battaglia è appena iniziata. A dare fuoco alle polveri l’ordinanza con cui la Regione ha disposto la riapertura di numerose attività, fra cui proprio le sagre.

"In un momento complesso come quello che le nostre imprese stanno attraversando, le istituzioni dovrebbero essere al nostro fianco e sostenerci nella ripartenza: ci troviamo davanti mesi di duro lavoro verso i quali ci muoviamo fra nuove regole, nuove dinamiche, costi e vincoli crescenti – attacca quindi Fipe-Confcommercio –. E mentre ci impegniamo per restare aperti, mantenere l’occupazione e offrire un servizio alla comunità, arriva la notizia della legittimazione a livello regionale delle sagre. Attività che, molto spesso, crea concorrenza sleale nei nostri confronti e senza valorizzare alcuna tipicità del nostro territorio".

Ristoratori e gestori di locali tornano così alla carica, lasciando aperta solo un piccolo spiraglio. "Non siamo contrari alle manifestazioni che mettono in luce i prodotti e le usanze locali che possono svolgere un ruolo di richiamo per cittadini – precisa l’associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio –. Molto spesso, però, queste iniziative non tengono conto di tali caratteristiche e anzi, sono frutto di un business non corretto che le esenta dalle regole a cui deve invece attenersi l’intero settore". Appena messa alle spalle, così almeno si augurano tutti, il Covid, per gli esercenti si annuncia un’estate all’insegna della polemica. Perchè mentre le associazioni (come di recente Anva-Confesercenti) caldeggiano la ripresa delle fiere in cui si vendono articoli di ogni genere, dall’altro si vuole evitare la ripresa degli eventi in cui le persone si riuniscono intorno a una tavola, magari con costi inferiori a quello dei ristoranti.

"Quest’anno ci appare più che mai inconcepibile aver dato il via a tali manifestazioni, minando l’efficacia di tutti quegli interventi che vengono messi in campo per favorire la ripresa della ristorazione pistoiese. Chi fa determinate scelte deve prendersi le responsabilità che ne derivano, con tante aziende che rischiano di non sopravvivere alla ripartenza e la conseguente perdita per il territorio di importanti punti di riferimento sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale. Uno scenario – si conclude – che Pistoia non vuole in alcun modo".

R.P.