"Una pietra tombale sulla stagione" Stop allo sci, ora soltanto ristori

Zona rossa, l’amarezza degli impiantisti: "Dopo i danni provocati dalla troppa neve questo è il colpo finale. I prossimi incassi a questo punto li vedremo a dicembre, sempre che tutto vada bene..."

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La zona rossa decretata dalla Regione Toscana pone una pietra tombale sulla stagione dello sci 2020-2021. Emerge chiaramente dalle dichiarazioni di Rolando Galli presidente della Società Abetone Funivie: "Piove sul bagnato. La stagione era già compromessa, questo è il colpo finale per tutta la Montagna. Le attività sono al collasso, con la zona gialla perlomeno i ristoranti hanno lavorato, non abbastanza da recuperare gli incassi persi, ma almeno una parte sì. Speriamo di tornare presto in arancione e poi in giallo, ma la sensazione è che ci saranno problemi fino a Pasqua che cade il 4 aprile, se non oltre. Che la stagione sia persa è ormai un dato di fatto. Ora sarà dura arrivare al prossimo inverno. Aspettiamo i ristori che sono rimasti l’ultima possibilità di sopravvivere, pare che per la Montagna, in Italia, ci siano 4 miliardi e mezzo, ma aspettiamo di vederli".

Dalla Val di Luce Andrea Formento è altrettanto preoccupato: "Sulle chiusure fatte di sabato sono molto critico, almeno il Governo ha capito che si chiude dal lunedì al martedì seguente, la Toscana invece no. Siamo ancora più motivati a chiedere il sostegno economico urgente della Regione, per la Montagna Pistoiese e quella amiatina. Diversamente andremo a vedere chi riesce ad arrivare vivo all’estate, ma molti non ce la faranno, la stagione è comunque finita. Nel mondo della neve gli impiantisti e i maestri sono i più penalizzati, ma anche gli altri non hanno potuto lavorare granché. Le risorse, nelle pieghe del bilancio ci sono, utilizzando quelle non spese derivanti dai bandi, e la Regione, 1,5 milioni per gli impianti e altrettanti per l’indotto, li ha a disposizione. Per noi i prossimi incassi ci saranno a dicembre, se tutto va bene".

Marco Ceccarelli dalla Doganaccia aveva ipotizzato questo epilogo già in ottobre: "Il problema non sono gli impianti, tenendo conto che nel comprensorio c’erano da 10 a 15 infortuni al giorno, causati dagli incidenti sulle piste; era chiaro che il carico sugli ospedali sarebbe diventato troppo pesante, quindi la previsione che non ci sarebbe stata nessuna stagione sciistica era facile da fare. Il momento è difficile, ma quando ci sarà da ricominciare a pagare i mutui verrà il peggio. Il ministro Boccia aveva stanziato 4,5 miliardi per la montagna italiana, ma poi è caduto il governo e ora bisogna ripartire da zero. Gli sciatori in Italia sono circa 5 milioni, quelli che non sciano 55, è difficile far capire la dimensione del problema a chi non ne è parte. La mia paura è che fino a maggio non si veda nessuno e se i ristori non arrivano entro la fine di marzo molti saranno costretti a chiudere. A questo quadro – conclude – vanno aggiunti i danni provocati dalle nevicate che per noi ammontano a oltre 150mila euro. Non c’è veramente alternativa a ristori consistenti e rapidi".

Andrea Nannini