
Un mistero lungo cinquant’anni. Isora e Emanuela, madre e figlia scomparse di notte, nel nulla
"Voglio ricordare pubblicamente mia madre e mia sorella a cinquant’anni dalla loro scomparsa, per dire che forse non è stato fatto abbastanza e per lanciare un appello a farsi avanti a chi ricorda qualcosa, oppure per sapere se ci sono novità". Per la prima volta dopo tanti anni, un familiare delle due donne di Chiazzano, madre e figlia, scomparse l’8 aprile 1974 e delle quali non si è mai saputo nulla, riporta l’attenzione su questo mistero. E’ Alfio Innocenti, figlio di Isora Bargiacchi e fratello di Emanuela Innocenti, che ha scritto un post su Facebook e si è rivolto anche a La Nazione. "Otto aprile 2024 – ha scritto Alfio – sono passati 50 anni dalla scomparsa di mia mamma e di mia sorella. Nonostante le varie ricerche non abbiamo mai saputo nulla di dove fossero finite. Le indagini furono fatte all’acqua di rose, le ricerche furono fatte, secondo il mio punto di vista, pensando cose che non erano possibili e così persero tempo per altre inchieste reali. Spero un giorno di potervi rivedere". Alfio abita alla Ferruccia di Agliana, è un elettricista in pensione e si è rivolto anche al nostro giornale per ricordare la madre e la sorella, nel cinquantesimo anniversario della loro scomparsa. Mezzo secolo di dolore. "In situazioni come questa si vive male. Non lo auguro a nessuno – dice Alfio ancora visibilmente provato –. All’epoca della scomparsa io avevo 28 anni. Anche oggi guardo le foto che ho in casa della mamma e di mia sorella. La mamma, Isora Bargiacchi aveva 51 anni, mia sorella Emanuela, ma la chiamavamo Patrizia, aveva 25 anni. Scomparvero di casa, da Chiazzano, l’8 aprile 1974. Le ricerche fatte non furono accurate, come dissi all’epoca alla procura di Pistoia, perché pensavano solo a cose che non potevano essere vere e noi familiari non abbiamo mai ricevuto risposte. Uno dei miei fratelli, morto tanti anni fa, fece tante ricerche, ispezionò pozzi e laghetti. Andò perfino in Marocco, pensando anche alla ‘Tratta delle bianche’, ma niente". Madre e figlia quella sera partirono dalla loro casa di Chiazzano, a bordo di una Fiat 500, per recarsi da un guaritore, sembra a Pontenuovo, da quanto riportato dalle cronache dell’epoca.
Ma il guaritore disse agli inquirenti: "Non dovevano venire da me. Non avevano alcun appuntamento. Le conoscevo, ma quella sera non le ho viste". A due giorni dalla scomparsa, la Fiat 500 venne trovata sul viale dei Tigli, vicino all’ingresso di un campeggio, verso Torre del Lago. La segnalazione fu fatta dal titolare del camping. Si era reso conto che c’era qualcosa di strano in quella vettura, parcheggiata con poca attenzione. "L’ipotesi che andassero da un guaritore – commenta Alfio Innocenti – è possibile. La mamma aveva seri problemi di salute. Soffriva di problemi renali". Possibile, dunque, che avessero cercato ‘cure alternative’. Ma non si sono trovate spiegazioni al fatto che Emanuela e Isora si fossero recate in Versilia, dove non risulta che avessero amici o parenti. Perché Torre del Lago? Ma era stata veramente Emanuela a guidare la Fiat 500? Oggi, con le numerose telecamere sarebbe stato più facile avere risposte. Se ci fosse stata la videosorveglianza di oggi, qualcosa in più si sarebbe potuto scoprire. Per esempio se Emanuela era realmente alla guida.
"L’auto venne trovata la mattina alle sei – racconta Alfio –, ma gli investigatori arrivarono sul posto dopo molte ore dopo. Il sedile al posto di guida della Fiat 500 era stato spostato completamente all’indietro, questo fa pensare che non fosse stata mia sorella a guidare, perché lei lo teneva molto in avanti".
C’è un altro mistero: sui tappetini all’interno dell’auto vennero trovate tracce di sangue, che però una volta analizzato, non risultò appartenere né alla madre né alla figlia, ma non vennero fatti accertamenti per scoprire di chi fosse. Perché? Secondo le indagini, le due donne avrebbero portato con sé in auto una piccola vanga, forse per sotterrare gli indumenti di Isora su suggerimento del guaritore. Gli investigatori controllarono la pineta, la spiaggia, il lago, i locali pubblici, con le foto delle due donne, per capire se qualcuno le avesse viste. Ma niente.
Secondo Alfio però le indagini nella pineta non furono fatte in modo adeguato. Il caso accese i riflettori su Torre del Lago e destò grande sconforto nel pistoiese. Allora non c’erano le trasmissioni che dedicano ampi servizi alla cronaca nera, ma sulla carta stampata il caso ebbe molta risonanza. Poi, come spesso accade, cala il silenzio e resta il dolore immenso dei familiari che non hanno mai saputo che fine hanno fatto Emanuela e Isora. Che non hanno mai avuto risposte a questa misteriosa scomparsa. Il post di Alfio Innocenti ha rinnovato i ricordi in tante persone che all’epoca seguirono con apprensione la vicenda e non sono mancati gli attestati d’affetto. "Ho voluto ricordare mia madre e mia sorella a cinquant’anni dalla loro scomparsa – conclude Alfio – anche nella speranza di riuscire a sapere qualcosa, per smuovere le acque, perché penso che non sia stato fatto abbastanza".
Piera Salvi