
Colpo grosso del Museo dello Sci di Abetone, con la straordinaria donazione degli sci Cambi-modello Rolando Zanni. Lunghissima la strada percorsa da questo paio di sci. Sono giunti al Museo dello Sci di Abetone dal Canada. Sono sci in legno massello hickory appartenuti a Zeno Colò con i quali nel 1941 vinse i Campionati Italiani Assoluti (discesa libera, slalom speciale e combinata) e segnò il secondo miglior tempo in discesa libera in apertura di pista ai Campionati Mondiali di Cortina d’Ampezzo. Zeno, li regalò ad Aldo Gasperi, il quale, nel 1952, emigrò in Canada con la famiglia, portandoli con sé. Oggi suo figlio, Mark Gasperi, ha ritenuto di fare la cosa giusta donandoli al Museo dello Sci di Abetone, arricchendolo così di un oggetto che, oltre al valore storico, rappresenta elemento di curiosità per chi ama lo straordinario mondo della neve.
La storia dello sci e quella dell’Abetone si sono incrociate spesso e i nomi ormai scolpiti nella storia sono quelli di Zeno Colò, di Celina Seghi, di Paride Milianti e di tanti altri che hanno reso celebre Abetone come Capitale della Neve. Anche Alberto Tomba, ennesimo araldo di questa generazione di campioni che hanno scritto buona parte della storia dello sci italiano è cresciuto sulle nevi di Abetone. Dove altrimenti poteva nascere il Museo dello Sci, se non qui? Nel luogo dove Pietro Petrucci ‘scolpiva’ gli sci che hanno permesso a Zeno Colò di scrivere il suo nome a caratteri indelebili nella storia dello sport italiano. Era il 1904, quando un esponente della famiglia Farina Cini, che tanto ha inciso nel portare la Montagna Pistoiese sugli altari della gloria, tornò dalla Norvegia con due pezzi di legno che somigliavano a un paio di sci. Fu la sapienza di "Pietruzzo" Petrucci, un po’ albergatore e un po’ mago del legno, a trasformarli nelle ali su cui il Falco di Oslo, nel 1952, decise di guardare il mondo dal gradino più alto, con appeso al cuore abetonese, l’oro olimpico.
Il resto lo fecero i fratelli Peppe e Dante Seghi che disegnarono gli scarponi che permisero a Zeno di volare sopra agli avversari, sia ad Aspen nel 1950 che a Oslo nel 1952. Nel 2019 ha preso forma il progetto del Museo dello Sci di Abetone, iniziativa caldeggiata dall’amministrazione comunale d’allora, guidata da Diego Petrucci, voluto, curato e progettato da Clarissa Tonarelli e Manuela Bagatti. Nel museo si trovano anche tanti altri elementi, dal banco dove Pietruzzo costruiva gli sci di Zeno, all’ovetto di una funivia del secolo scorso, fino a una straordinaria collezione fotografica. Un vero monumento alla storia dello sci, scritta in linguaggio abetonese, una Storia raccontata e sostenuta da un folto gruppo di volontari che, alla fine, ha portato alla realizzazione di un presidio della memoria dello sci di grande interesse e di rara bellezza.
Andrea Nannini