
L’anno che si è appena concluso lancia segnali contradditori per quello che riguarda l’economia della nostra provincia. Dopo l’analisi dei dati fatti di recente dal "Monitor Distretti", ecco che arriva quella della congiuntura di Confindustria Toscana Nord alla fine del 2022. I numeri indicano un segnale di ulteriore crescita rispetto al 2021, nella fattispecie un +1,5% sulla produzione industriale, anche se ben lontano dal +6,8% dell’anno della ripartenza dopo il 2020 condizionato dalla pandemia. Su questa frenata, ci sono sostanzialmente due ambiti che influiscono in maniera netta e decisa: il comparto del mobile (-2,4%) e degli altri manifatturieri, che raggruppano una polverizzazione di aziende non altrimenti definibile (-4,5%), nonché la netta perdita (-5,5%) del settore alimentare. Di segnale completamente opposto, invece, i dati del metalmeccanico (+2,5%), del settore abbigliamento-maglieria (+4,2%), il cuoio calzature (+5,4%) e per la carta e cartotecnica (+3,1%) così come per chimica-plastica (+0,9%).
"L’industria di quest’area di Toscana ha dimostrato tutta la sua capacità di lavorare bene – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord, Daniele Matteini – come successo durante la pandemia e anche nel 2022, condizionato dalla guerra e dai costi alle stelle, tutti i soggetti impegnati hanno saputo gettare il cuore oltre gli ostacoli. L’ultimo scorcio del 2022 ha segnato almeno per alcuni settori un rallentamento, che sembra confermarsi anche per questi primi mesi del 2023. L’inflazione è oggi forse il nemico numero uno – chiarisce –, col suo potere di freno dei mercati; ma anche il capitolo gas ed energia elettrica non può certo dirsi chiuso solo perché siamo giunti a una relativa stabilizzazione; oltretutto, non va dimenticato, su livelli almeno tripli rispetto al punto di partenza". Di ben altro tenore, invece, le rilevazioni sull’export di prodotti industriali che nel complesso arrivano a un +18,5%, valore condizionato in parte anche dalla crescente inflazione. La perdita di export del settore metalmeccanico (-9%) non riflette il trend del settore, ma dipende da alcuni dati, eccezionalmente positivi nel 2021, e verosimilmente da attribuire a commesse pluriennali.
E se questa è la situazione attuale, è proprio in questi frangenti che bisogna iniziare ad operare per il futuro per avere investimenti pronti e sapere dove andare ad intervenire per farsi trovare pronti per quel che il mercato chiede. "Le prospettive sono relativamente positive – aggiunge Matteini – e dopo l’estate dovremmo assistere a una ripresa consentita dal contenimento dell’inflazione. Ora occorre che a livello di politiche industriali, energetiche, fiscali, creditizie, di utilizzo dei fondi Pnrr, non si compiano sbagli, né per valutazioni errate né per omissioni. Questo 2023 deve essere l’anno in cui si progetta il futuro. Continuiamo a svolgere il nostro ruolo di stimolo verso le istituzioni ma quel che più conta è che le imprese credono in se stesse".
"Un dato? Nelle società di capitali manifatturiere di Lucca, Pistoia e Prato il grado di autonomia patrimoniale, consistente nel rapporto tra capitale proprio e totale investimenti, è passato dal 32,7% del 2011 al 41,46% del 2021. Gli imprenditori scommettono sulle loro aziende: la politica faccia altrettanto". Durante la presentazione dei dati della congiuntura sono stati coinvolti anche alcuni referenti d’area che hanno messo in evidenza quanto, nel corso degli ultimi mesi, l’incidenza dell’aumento delle bollette di luce e gas e l’aumento dei costi delle materie prime stia costringendo a far fare salti ribaltati agli imprenditori per rimanere competitivi sul mercato. "Nel nostro settore – conferma Angela Landucci per la metalmeccanica – i componenti ed i ricambi per i macchinari hanno visto crescere i prezzi del 15-20% nel giro di pochissimo tempo e, altro aspetto da tenere in considerazione, è cresciuta la difficoltà di reperirli sul mercato: di conseguenza si allungano le tempistiche di consegna delle varie commesse ai clienti. Questo in un panorama che vede comunque segnali incoraggianti, specialmente nel nostro settore dove il 70% della produzione va all’estero. Per produrre in maniera migliore, già da questo 2023, penso che la differenziazione del mercato sia fondamentale per qualsiasi tipo di settore". "Come riferito anche per altri comparti – ammette Marco Polli, presidente della sezione alimentari di Confindustria Toscana Nord – l’incidenza dei costi delle materie prime è stato un fattore determinante, per non parlare degli imballaggi e del confezionamento. Per dare un’idea, in un anno il costo del vetro per imbottigliamento è raddoppiato".
Saverio Melegari