REDAZIONE PISTOIA

Tra soccorsi e polemiche: "C’è solo un’ambulanza"

Il caso del 15enne pistoiese che ha accusato un malore in campo a Fucecchio "40 minuti per l’arrivo dei sanitari" La Pubblica Assistenza spiega le difficoltà.

Tra soccorsi e polemiche: "C’è solo un’ambulanza"

Soccorsi e polemiche. Dopo il terribile spavento per il malore accusato sabato pomeriggio dal baby calciatore pistoiese del Giovani Fucecchio, fa discutere lo sfogo della madre che ha denunciato "l’arrivo dell’ambulanza dopo 40 minuti dalla prima telefonata al 118". Il figlio che si era accasciato all’improvviso per una crisi convulsiva durante la partita contro il Tau Calcio, adesso sta bene. Ma le parole della mamma fanno riflettere e aprono il dibattito sulla gestione dei soccorsi. Un tema ampio e complesso che riguarda l’organizzazione delle associazioni e tocca anche i rimborsi corrisposti dalla Regione. Ma la domanda resta: perché l’ambulanza è arrivata in quei tempi? Luigi Checchi, presidente della Pubblica Assistenza di Fucecchio, prova a dare una risposta: "A oggi a Fucecchio abbiamo solo un’ambulanza con 23 soccorritori a bordo: è quella della Pubblica Assistenza, che ogni giorno mette a servizio della comunità un’ambulanza di primo intervento. Sí, avete capito bene: nel nostro comune c’è solo un’ambulanza". Da più di un anno ormai la Misericordia di Fucecchio ha cessato la sua disponibilità all’emergenza continuativa e, come loro, altre associazioni del territorio. I motivi? Carenza di risorse, umane ed economiche.

Di conseguenza, l’ambulanza della Pubblica Assistenza di Fucecchio viene chiamata a intervenire anche sulle emergenze dei territori vicini. "Abbiamo continuato a prestare questo servizio nonostante ogni servizio sia autofinanziato per un 60% dall’associazione stessa, visti gli attuali rimborsi – precisa Checchi –. Essendo nati per aiutare la comunità, continueremo, nonostante bilanci in negativo e grosse difficoltà". Il presidente della Pubblica Assistenza non nasconde gli ostacoli, specialmente dopo il periodo covid: "Abbiamo avuto una grande perdita di volontari che cerchiamo sempre di reintegrare, ma con molta fatica; abbiamo servizi che prima facevano i volontari e che oggi invece sono fatti dai nostri dipendenti e questo per forza aumenta i costi. È facile capire – conclude – perché alcune associazioni lascino i servizi di emergenza".

Alessandro Pistolesi