REDAZIONE PISTOIA

Tienimi Bordone "L’invenzione del boomer"

Oggi pomeriggio al Teatro Manzoni, dopo lo spettacolo del Collettivo Sotterraneo, il giornalista e conduttore presenta il suo libro

Assunto numero uno: ciò che ci definisce come persone non è l’anagrafica. Assunto numero due: eppure chi è figlio del boom un po’ di fortuna in più nella sua affermazione sociale forse l’ha avuta. E allora, che succede? Attrito. Che porta le generazioni - la X, la Y, la Z, la Alpha e quel che diavolo verrà dopo – a parlarsi addosso, a farsi processi anche alle intenzioni. È un fenomeno tutto attuale riletto dal giornalista, autore e conduttore radio e tv (nonché ideatore e voce del podcast super seguito de Il Post ‘Tienimi Bordone’) Matteo Bordone nel libro "L’invenzione del boomer" appena uscito per Utet e al centro di una presentazione-evento oggi al teatro Manzoni attesa dopo lo spettacolo del Collettivo Sotterraneo "L’angelo della storia".

Perché scrivere dei boomer? "L’uso di questa parola e dell’espressione ‘ok boomer’ sono stati quasi un’epidemia che ha attraversato l’Italia e non solo. La faccenda è piuttosto divertente: da lì abbiamo cominciato a riflettere su come siamo, su come ci comportiamo in base alla nostra storia anagrafica. Insomma, una specie di grosso esperimento linguistico (e non) collettivo".

"Io alla tua età…": con quante di queste espressioni ha fatto i conti? "L’imperativo, categorico, è quello di evitare di far propri i tic dei nostri genitori. È talmente chiaro che dire ‘sì ma ai miei tempi…’ è un problema di prospettiva. Però il caso del boomer è particolare: lui, lei appartiene a una generazione portata dalla sua storia a essere un pochino più convinta degli altri a essere nel giusto. Sono la prima generazione liberata dal peso delle guerre. E questo li ha trasformati nel tempo nei più assidui sostenitori della propria superiorità".

Ma i boomer hanno avuto più fortuna di tutti… "La mia generazione, la X, si è beccata la Guerra fredda, l’Hiv e un sacco di altre cose. Nessuno più dei boomer si sente libero, in grado di fare come vuole. Sì, i boomer fortunati lo sono stati".

Generazione X, Millennials, Post Millennials è voler trovare differenze a tutti i costi?

"Distinguere serve a stampa e marketing. Parlare di generazioni in un discorso pubblico ha una sua utilità. Succede anche in buonafede. In parte è gioco, statistica, in parte è anche un modo per relazionarci a come le cose son cambiate. I Millennials sono cresciuti smanettando con la rete, ma adesso arriverà qualcuno che interagirà con l’intelligenza artificiale".

A proposito di ‘Tienimi Bordone’, come convivono cultura e accessibilità dei contenuti?

"Ho sempre pensato di mettere dentro a ‘TB’ la mia curiosità nella convinzione che le persone mi avrebbero ascoltato se io ci avessi messo curiosità sincera e anche l’onestà di saltabeccare da un argomento all’altro senza fissarsi su niente in particolare. Infatti di questo parlo, di tutto. Ogni giorno mi segno aneddoti, film, libri. Passo il tempo a scrivere liste. È un lavoro molto diesel, a rotazione bassa ma continua".

linda meoni