
Cittadini in coda fuori dagli uffici pubblici. Più spesso di quanto non accada di solito. Il motivo? Rallentamenti da telelavoro. Sì, perchè se il dipendente pubblico se ne sta a casa e, da lì, dispensa come può (e, talvolta, vuole) i servizi agli utenti, inevitabilmente il servizio ne risente. Sono mesi che la quarantena è finita per tutti i lavoratori italiani tranne che per chi è assunto da enti statali, parastatali, comunali e affini. E così, il numero di chi sta trovando intollerabile questa disparità, sta crescendo giorno dopo giorno.
Ma spesso si tratta di un borbottio a mezza voce. A rompere gli indugi è però Confesercenti con parole inequivocabili. "Davanti ad alcuni uffici pubblici del nostro territorio provinciale (vedi Agenzia delle entrate, banche, Camera di commercio, Comuni, Inps e altri) sono visibili consistenti file di cittadini che incontrano difficoltà a trovare l’interlocutore. La pandemia, nefasta per le imprese e l’occupazione, non ha compiuto il miracolo di fare dell’Italia un Paese innovativo ed efficiente", dice l’associazione esprimendo il disagio di iscritti e cittadini. Per il direttore Confesercenti Riccardo Bruzzani non ci possono più essere tentennamenti: "E’ necessario che si torni a lavorare in ufficio".
E non solo. "E’ auspicabile, nel frattempo, un’indagine sulle conseguenze economiche determinate dallo smart working – aggiunge –. La caduta dei consumi per bar, ristoranti, negozi, ambulanti del nostro territorio è impressionante. Tanto è vero che il Governo nazionale prevede incentivi per incrementare i consumi. La pandemia ha colpito la parte dei lavoratori di aziende che sono state chiuse nei settori del turismo, del commercio, della ristorazione e oggi non riescono a recuperare ricavi soddisfacenti". Il nostro giornale se ne era già occcupato settimane fa registrando il disagio di bar e rosticcerie del centro per la mancanza di clienti, tutti in telelavoro. Solo fra Comune, Tribunale, Asl si tratta di centinaia di persone (e quindi clienti) in meno ogni giorno: è un circuito economico che si è completamente fermato.
"Ci saranno meno incidenti stradali, ma anche chiusure di attività, perdite occupazionali, città desertificate – continua Bruzzani replicando ai sostenitori dello smart working – Il lavoro smart e la digitalizzazione hanno il fine della produttività, dell’efficienza, della qualità tempestiva a favore dei cittadini. Se questo non si verifica non ha senso e produce effetti negativi molto gravi. Al tempo stesso, il valore della socialità è insostituibile e non deve essere perduto. Non è semplice trovare una soluzione capace di fare sintesi. E’ importante lavorare per gradi, creare le condizioni, individuare percorsi e verificare i risultati".
R.P