Sos esercizi chiusi. Pistoia maglia nera di tutta la Toscana: "Imprese più fragili"

Il dato delle cessazioni parla di un meno 26% nell’arco di undici anni. Marinoni, direttore Confcommercio: "Tutto cambia in pochi mesi". I nodi: realtà sotto capitalizzate e in ritardo sul fronte dell’innovazione.

Sos esercizi chiusi. Pistoia maglia nera di tutta la Toscana: "Imprese più fragili"

Sos esercizi chiusi. Pistoia maglia nera di tutta la Toscana: "Imprese più fragili"

Le luci si spengono, per non essere più riaccese. Le saracinesche si abbassano, per non essere più rialzate. Ed ecco che l’allarme chiusure a Pistoia si fa sempre più preoccupante. Già, perché non ci sono solo i racconti di commercianti e pubblici esercenti, e le recenti notizie di attività che cessano di esistere, a richiamare l’attenzione sul problema, ma anche i numeri. I freddi numeri, quelli che non dicono tutto, ma sicuramente molto della faccenda. Secondo l’osservatorio sulla demografia d’impresa realizzato da Confcommercio con il contributo del Centro studi Tagliacarne, quello di Pistoia è il comune capoluogo della Toscana con la più alta percentuale di esercizi commerciali persi nel giro di undici anni, per la precisione dal 2012 al 2023, con un -26%. Non si trova un quadro così negativo nel resto della Regione, che tuttavia non se la passa affatto bene, alla luce di una media del -21%, per un totale di 4.500 attività che mancano all’appello rispetto al 2012.

Dopo Pistoia, ci sono nell’ordine Massa e Arezzo (-25%), Pisa e Livorno (-24%), Firenze (-20%), Grosseto e Lucca (-19%), Siena -18% e Prato (-15%). Le criticità, stando alla ricerca in questione, riguardano maggiormente le zona periferiche (-2.222 esercizi nel confronto tra 2012 e 2023 in Toscana) che il centro storico (-1.260). Dall’analisi di Confcommercio emerge poi che anche le imprese del settore turistico nei comuni presi in esame stanno rallentando la loro corsa, molto più brillante fino alla vigilia della pandemia. Rispetto al 2012, i numeri di bar, ristoranti e strutture ricettive sono positivi (+702 in valori assoluti, +4%), ma si sono perse 529 unità rispetto al 2019.

"Le statistiche mettono in luce l’estrema fragilità delle imprese di commercio e turismo, che vivono e muoiono degli equilibri delle nostre città e del mercato", spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, secondo cui i cambiamenti "adesso avvengono nel giro di pochi mesi e stravolgono tutto: non tutte le imprese riescono ad assorbirli senza contraccolpi, soprattutto quelle piccole e piccolissime, che spesso sono sottocapitalizzate e sono in ritardo sul fronte dell’innovazione". Sul tema delle chiusure di attività anche storiche nel centro di Pistoia, il direttore di Confcommercio Pistoia-Prato, Tiziano Tempestini, si era espresso così nei giorni scorsi: "Il centro storico va ripensato. A fronte delle preoccupanti chiusure di attività registrate recentemente, è irrimandabile un cambio di passo. Servono progettualità ed eventi che sostengano il turismo, una DMO per governarlo e un ritorno delle funzioni principali nel cuore della città. Senza questi fattori attrattivi, la dinamica è quella a cui stiamo assistendo. Una sconfitta per tutti". Ancor più grave del problema chiusure, per Riccardo Bruzzani, direttore di Confesercenti Pistoia, c’è quello relativo al crollo delle aperture di nuove attività. "Si parla tanto in questo momento delle chiusure, ma quelle ci sono sempre state – ha affermato recentemente–. Credo invece che il problema della ’denatalità’ delle attività commerciali sia più significativo: anche dieci anni fa i negozi fallivano, ma ne aprivano di nuovi, mentre adesso questo ricambio non c’è e in futuro, se la situazione rimarrà questa, il trend non farà altro che peggiorare sia a livello nazionale che locale".

Francesco Bocchini