"Se mi togliete la casa, mi uccido". Sfratto eseguito in via Casello

Protesta ieri mattina ad Agliana dove gli ufficiali giudiziari sono intervenuti con carabinieri e polizia municipale. Le famiglie: "Hanno lasciato dei bambini in strada, senza nemmeno poter pranzare. Cerchiamo una soluzione".

"Se mi togliete la casa, mi uccido". Sfratto eseguito in via  Casello

Le famiglie nel cortile con i mobili delle case e del laboratorio accatastati A destra, Massimiliano Pacini, protagonista della protesta

La sentenza del Tribunale di Pistoia risale a un anno fa. Da ieri mattina l’immobile di via Casello ad Agliana è stato in parte liberato. Due delle quattro famiglie che vi abitavano hanno dovuto lasciare gli appartamenti nei quali vivevano. Non senza una grande sofferenza, come accade in questi casi. Per altri due appartamenti è stato concesso un mese di tempo, per liberare completamente l’immobile che dovrà tornare nella disponibilità dei proprietari, che lo avevano concesso in affitto. Da quanto ci spiegano i legali, dietro la sentenza del Tribunale ci sarebbe la causa intentata per il riconoscimento della proprietà da parte degli eredi della stessa. Gli inquilini avevano dunque un regolare contratto di affitto, ma i legittimi proprietari, al termine del contenzioso, hanno richiesto di poter tornare in possesso di tutta la casa colonica. Alle 9,30 di mattina sono intervenuti gli ufficiali giudiziari, ed è subito scattata la protesta, con uno degli inquilini, Massimiliano Pacini, che si è incatenato ad una scala, minacciando il suicidio se gli fosse stata tolta la casa. Immediatamente sono intervenuti i volontari della Misericordia di Agliana, insieme ai carabinieri, mentre sul posto era già presente una pattuglia della polizia Municipale.

"Mi sono incatenato a una scala e mi sarei tolto la vita se mi avessero cacciato di casa, cosa che avverrà tra un mese se nessuno interverrà – spiega Massimiliano Pacini – Qui ci viviamo io, due mie sorelle e mia madre. Ma c’è anche una famiglia numerosa, di origine cinese, con i bambini piccoli che si sono ritrovati in cortile, senza nemmeno avere il tempo di poter pranzare". "La loro casa è stata chiusa e anche il aboratorio nel quale lavoravano – spiega la sorella di Massimiliano, Costanza Pacini – Chiediamo che qualcuno intervenga. Tutti noi paghiamo regolarmente un affitto, ma ci serve una casa". "La sentenza del Tribunale risale a un anno fa – spiega l’avvocato Andrea Abbri – Abbiamo ottenuto un mese di tempo, ma alla scadenza l’immobile dovrà essere liberato. Serve una soluzione".

M.V.