Abetone, "subito al lavoro per garantire l’apertura degli impianti"

Andrea Formento (Federfuni e Valdiluce): "Limitare la capacità di quelli chiusi e rispetto rigoroso delle misure di prevenzione"

Andrea Formento (Luca Castellani/Fotocastellani)

Andrea Formento (Luca Castellani/Fotocastellani)

Abetone Cutigliano, 26 ottobre 2020 - In tanti lo temevano. E infatti è arrivato: all’articolo 1, comma 9 lettera mm del Dpcm varato ieri e in vigore fino al 24 novembre si legge che "sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici " e che " sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico scientifico, rivolte a evitare aggregazioni di persone e, in generale, assembramenti". Andrea Formento, presidente di Federfuni Italia e direttore degli impianti della Valdiluce, aveva programmato un weekend a base di camminate. "E invece – spiega rassegnato – l’ho trascorso tra telefono e pc". Formento, sembra di essere tornati all’8 di marzo... "E non ce lo possiamo permettere. Ecco perché come associazione abbiamo elaborato una serie di proposte". Che tipo di proposte? "Per prima cosa una limitazione della portata degli impianti con cabine chiuse e la costante applicazione di quanto sarà previsto per regolare il flusso degli utenti agli sportelli e in attesa agli impianti, sia attraverso interventi infrastrutturali che per il tramite di operatori allo scopo dedicati. E ancora, la verifica dell’impiego della mascherina da parte degli utenti, l’incremento dei punti vendita degli skipass e il potenziamento della vendita online. Senza dimenticare la verifica delle misure precauzionali messe in atto e il continuo aggiornamento. Infine l’applicazione di tutte le previste misure di igienizzazione". Nuovi protocolli, quindi. "Si: siamo disponibili a rimettere in discussione situazioni che sembravano date per acquisite: il rischio di assembramenti e di contagi, e di conseguenza di stop agli impianti, c’è". In molti sostengono che, trattandosi di un Dpcm in vigore fino al 24 novembre, colpisce relativamente le nostre montagne. E’ d’accordo? "Assolutamente no. Faccio un esempio: se il 20 novembre dovessero presentarsi le giuste condizioni per far partire gli impianti di produzione neve cosa facciamo, se non abbiamo lavorato al protocollo?". Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: non si chiudono tout court gli impianti, come previsto dalla prima bozza del Dpcm, ma si lascia un bello spiraglio. A chi dire grazie? "Sicuramente merito dell’ottimo lavoro del presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e di tutti i presidenti, tra i quali siamo sicuri avrà portato il proprio contributo anche Eugenio Giani". Sci uguale impianti di risalita. Ma non solo... "Esattamente. C’è grande preoccupazione per l’intera filiera: dagli alberghi ai ristoranti, passando peri maestri e i noleggiatori. Si tratta di un settore molto variegato che però ha il minimo comun denominatore di ’girare’ intorno agli impianti di risalita. Se dovessero venire a mancare, l’effetto domino rischierebbe di essere davvero devastante".