
Un’occasione per gettare il seme, in attesa che questo possa diventare fiore, prendere forma e assumere le sembianze che la sua autrice ha pensato: una docu-serie che racconti stati d’animo e condizione delle "seconde generazioni", ovvero quella marea di ragazzi nati in Italia, ma di fatto non italiani. Un limbo che li rende loro malgrado "diversi", meritevole d’essere raccontato, così sostiene Virginia Bellizzi, documentarista pistoiese classe 1985 selezionata nella rosa dei dieci (tra oltre cento progetti in lizza) della sesta edizione di Ids Academy, il laboratorio di sviluppo progetti ideato da Docit-Associazione documentaristi italiani con il sostegno del Mibact e di Film Commission Torino Piemonte.
Arrivato all’attenzione degli organizzatori, "Cross the border", questo il titolo del progetto, al momento è in fase embrionale.
In questi giorni Bellizzi ha potuto, seppure in streaming, frequentare un training intensivo con professionisti che le ha permesso di immaginare un futuro non così lontano per "Cross the border". "L’idea è nata da un incontro con una ragazza bangladese – spiega l’autrice e cineasta indipendente che si divide tra Roma e Pistoia –, accaduto tempo fa. Rimasi profondamente colpita perché questa ragazza, dai tratti così orientali ma dalla parlata profondamente romana, aveva una spiccata personalità ed era davvero arrabbiata. Non capiva perché la sua vita dovesse essere sommersa da così tanta burocrazia, ogni spostamento regolato da domande, fogli, firme. ‘E’ normale che un pezzo di carta possa decidere la mia identità?’, mi e si chiese. Pensai a come dovesse essere per quei ragazzi di seconda generazione vivere in panchina fino ai 18 anni, quanto dovesse essere complesso e soffocante dividersi tra concetti di appartenenza. Da lì è partita una ulteriore riflessione: il conflitto identitario è, tutto sommato, universale. Io sono figlia, sono compagna, sono una persona indipendente, ma cosa mi definisce in questa società? Esistono degli schemi che a volte appaiono difficili e duri da superare". Oggi dunque, all’indomani del training con persone di spicco come Heidi Gronauer, Massimo Arvat ed Edoardo Fracchia, Virginia ha cominciato a costruire un ‘ponte’ utile probabilmente a dare concretezza al suo "Cross the border", un’opportunità di cui lei stessa si dice grata e orgogliosa.
Laureata a Firenze e poi trasferitasi a Roma per seguire il master in Writing for cinema and television alla Luiss, approfondisce ulteriormente gli studi e comincia nuove avventure lavorative a Barcellona e New York per poi rientrare a Roma chiamata dalla casa di produzione Pesci Combattenti, dove cura anche varie docu-serie per Rai3. Fra il 2017 e il 2019 scrive e dirige alcuni cortometraggi, fra cui il film muto Silent, che riceve diversi riconoscimenti, è semifinalista al Los Angeles Cinefest e viene selezionato a vari festival internazionali come il Festival di Spello, Ortigia Film Festival, Inventa un Film. Nel 2018 rientra fra i dieci vincitori di una borsa di studio per giovani autori promossa da Terre di Cinema, Csc, Siae, Mibact.
Linda Meoni