
Processato sette volte e sempre assolto l’ultimo ex dirigente di AnsaldoBreda
Con l’assoluzione, con formula piena, dell’ultimo dirigente di Ansaldo Breda, oggi Hitachi Rail, si è chiusa una vicenda giudiziaria, vasta e lunghissima, iniziata a Pistoia nei primi anni Novanta. Per l’ingegnere Roberto Cai, 87 anni, di Pistoia, è stata la settima sentenza di assoluzione davanti ai giudici del tribunale di Pistoia, e d’appello, che hanno presieduto i diversi procedimenti che si sono aperti, negli anni, dopo le denunce per le morti, correlate all’esposizione alle fibre di amianto, degli ex lavoratori delle officine di via Ciliegiole.
La sentenza è di alcuni giorni fa ed è stata pronunciata dal giudice monocratico Raffaella Amoresano. Quello che si è concluso è stato un processo complesso, scaturito dal tumore alla laringe che aveva colpito l’ex operaio Gianfranco Pastorelli. Il procedimento era quindi iniziato per lesioni colpose perchè il tumore era ritenuto la conseguenza dell’esposizione alle fibre che l’operaio aveva respirato nello stabilimento. Ma nel 2020 Pastorelli morì per una forma di leucemia mielocitica.
Gli atti furono restituiti al pubblico ministero e il processo riprese per omicidio colposo. Ma nel corso del dibattimento, la leucemia, quale causa della morte, non è stata ritenuta correlabile al tumore alla laringe e al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero Massimiliano Tesi aveva chiesto l’assoluzione per Roberto Cai per la mancanza di nesso di causa tra la morte di Pastorelli e l’esposizione alle fibre di amianto negli stabilimenti di via Ciliegiole.
Per la difesa dell’ex dirigente di Ansaldo Breda l’esposizione di Pastorelli alle fibre sarebbe stata bassissima: era avvenuta nel corso di un anno, negli anni Sessanta, nel settore viario, dove non vi era spruzzatura massiccia, mentre la posizione di garanzia dell’ingegnere Cai risaliva al 1978, quando le esposizioni erano cessate.
La famiglia di Pastorelli si era costituita parte civile in questo processo, rappresentata dall’avvocato Gian Filippo Catarsi di Livorno. Nell’ottobre 2023 i familiari avevano chiesto al giudice una perizia tecnica d’ufficio per stabilire il nesso causale fra il tumore alla laringe e l’insorgenza della leucemia. Ma il giudice non aveva ammesso la richiesta, ritenendo sufficienti le indicazioni contenute nelle perizie dei consulenti del pubblico ministero e della difesa.
Il giudice Amoresano si è pronunciato pochi giorni fa assolvendo Cai con formula piena: perchè il fatto non sussiste.
A difendere l’ingegnere, da sempre, l’avvocato Andrea Niccolai del foro di Pistoia: "Un capitolo che si chiude – ha commentato ieri per noi – dopo tanti anni, dai primi anni Novanta. Attendiamo le motivazioni del giudice Amoresano. Nel frattempo esprimo la mia soddisfazione per l’assoluzione del mio assistito, processato almeno sette volte. Mi fa piacere che le vicende giudizarie di Roberto Cai si siano chiuse, e tutte positivamente. Ancora una volta abbiamo affrontato una vicenda che da punto di vista umano ci dispiace profondamente, ma che non si risolve in sede penale".
lucia agati