
La frana nel 2009 (Foto Castellani)
Pistoia, 22 novembre 2017 - «GLI EFFETTI della frana che il giorno di Natale del 2009 si rovesciò nel Reno lungo la Traversa di Pracchia, in località Due Vie, permangono irrisolti». Un appello a rimboccarsi le maniche e risolvere una volta per tutte un problema che, fino a oggi, è stato affrontato soltanto «a tratti», quello che si leva da Legambiente e TransApp, l’associazione tosco-emiliana nata per promuovere l’utilizzo a fini culturali e turistici della ferrovia Porrettana.
DOPO otto anni, la strada di collegamento Pracchia-Collina è ancora interrotta, con ripercussioni negative, oltre che sul traffico, anche dal punto di vista turistico. «Tale interruzione – spiegano infatti Legambiente e TransApp – impedisce ancora l’accesso operativo a strutture, e aree produttive o soggette a rischio, e blocca la connessione tra il versante del Reno e quello dell’Ombrone-Pistoia, indispensabile anche come via di fuga in caso di emergenze. La situazione – proseguono i rappresentanti delle due associazioni – penalizza la fruizione di uno dei più noti percorsi naturalistici, pedonali, ciclabili, a cavallo, dell’Appennino, connessa in gran parte con l’attività di strutture comunali o pubbliche (Villa La Collina, Ecomuseo, Tappa Gea), o organizzate da associazioni locali, nazionali e internazionali».
I lavori del 2010 di parziale ripristino da parte del Comune, rimasti incompleti, «sono gravemente compromessi–- conclude Legambiente – da continue ricadute e franamenti che rischiano di versarsi nel Reno riproducendo i rischi del 2009, fino all’esondazione del Reno e evacuazione degli abitati, e che rendono sempre più problematica e costosa la risistemazione». La progettazione per il ripristino dell’ultimo tratto sembra essere a buon punto: una volta pronto, saranno poi necessari i fondi della Regione per il ripristino di situazioni di rischio idrogeologico.
MA RESIDENTI e associazioni chiedono di accelerare i tempi. In mancanza d’interventi, secondo Legambiente e TransApp la situazione attuale riduce «il potenziale attrattivo del territorio con riflessi negativi sui servizi esistenti, il commercio, la residenza, e dei progetti di rilancio turistico, che sono oggetto di accordi e progetti delle Regioni Emilia e Toscana».