
di Francesco Storai
Facciamo un passo indietro. Che cosa è successo veramente giovedì? Quali le cause della devastazione costata anche la vita a due persone in Toscana? Il fronte temporalesco molto esteso, nato all’alba ad ovest della Corsica, alle 10.30 ha impattato sulla costa versiliana e apuana. Per nulla indebolito, il sistema temporalesco ha fatto irruzione anche nella provincia di Pistoia intorno alle 10.55: ad essere colpita per prima è stata la Valdinievole poi, poco dopo, anche la città capoluogo. I venti hanno soffiato per alcuni minuti a quasi 100 kmh, abbattendo numerosi alberi e danneggiando altrettanti tetti di abitazioni e capannoni. Si è trattato di una tromba d’aria o di un tornado? No, non è questo il caso. Quelli che hanno colpito la provincia di Pistoia, Lucca e Massa Carrara sono stati violenti "downburst": un fenomeno meteorologico traducibile in italiano con "raffiche lineari", vale a dire una colonna d’aria in discesa molto rapida dalla nube temporalesca che incontra la superficie del suolo più o meno perpendicolarmente e che si espande orizzontalmente in tutte le direzioni, a raggiera. La violenta espansione al suolo, paragonabile ad un improvviso scoppio (da cui il nome anglofono "burst" appunto), produce campi di vento ravvicinati fra di loro ad elevata velocità e di opposte direzioni, anche a seconda degli ostacoli orografici incontrati dal vento: colline, montagna ma anche semplicemente grandi edifici.
Un fenomeno relativamente comune nelle aree tropicali e nelle grandi pianure degli Stati Uniti d’America ma non così frequente in Toscana. A rendere ancora più unico e preoccupante il fenomeno che ha accompagnato temporale di giovedì mattina è stata l’enorme estensione dell’area che ha subito danni dal vento: da Chiesina Uzzanese fino alla montagna pistoiese passando anche dal capoluogo, vale a dire da ovest ad est della provincia, senza che il temporale smorzasse granché la sua forza durante il suo allontanamento dal Mar Ligure, dove aveva trovato ore prima tutto il "carburante" necessario per entrare con veemenza nell’entroterra. Cosa cambia, allora, rispetto ad un tornado? Molto, se non tutto. Nel tornado, decisamente più raro in Toscana rispetto al downburst, l’aria viene risucchiata dal suolo verso l’interno della nube con movimento rotatorio, ben distinguibile dal resto della nube temporalesca con il classico "cono" o "vortice" che spazza tutto ciò che trova. Nel downburst, invece, il vento esce dalla nube verso il suolo con raffiche lineari, senza vortici. Paradossalmente, i danni di un downburst possono essere ancora maggiori di quelli derivanti da un tornado, che spesso devasta aree molto circoscritte a differenza dei downburst che sono capaci di portare raffiche di venti oltre i 100 kmh lungo un fronte vasto centinaia di chilometri.