
"La vecchiaia? Diventi un’occasione per portare a termine il trasloco dentro di noi, quello che dall’essere oggetto conduce al diventare soggetto. Alle donne dico: vivete per voi, datevi obiettivi, perché la nuova vecchiaia delle figlie del boom come me è ancora tutta da esplorare". È un ‘Ravera-show’ (da posti in piedi) quello andato in scena ieri alla libreria Lo Spazio in apertura della seconda edizione del festival Pari e dispari dedicato quest’anno al tema "Donne e scienza" e sostenuto da Chianti Banca, con la partnership del Gruppo Monrif Luce!, un viaggio dialogato nel terzo tempo della vita. Quello in cui la società ti vorrebbe sconfitta o peggio scaduta ma che invece ha una storia ancora tutta da scrivere. Perno di questo incontro il libro di Ravera "Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi dell’età" (Einaudi, 2023) che ai protagonisti di quel tempo chiede di essere pronti alla rivoluzione.
In apertura di incontro un reading tratto dallo stesso libro per voce di Ravera a partire dall’incipit di ‘Age pride’: una madre scontenta di sé e della figlia, mai solidale, mai complice, un’infanzia, quella di Lidia Ravera, in un mondo di adulti pesanti e potenti, capaci di dimostrare affetto solo con il rimprovero. "Restare ragazza per sempre è stato uno dei miei primi progetti - ricorda l’autrice -. Costanti le mie interrogazioni sul tempo, il terrore di diventare vecchia. Quando vecchia significava solo povera, brutta, sola, magari anche malata". Da lì un fiume in piena sulla vecchiaia come fenomeno di massa, sulla vergogna (immotivata) d’esser vecchi, sull’avvilimento del "sentirsi stretti nella gabbia degli stereotipi". "La durata non è noia o inevitabile declino, è possibilità di creare anziché copiare, di ribellarsi anziché obbedire alla legge del mercato dei corpi eterni. Il terzo tempo è un buon momento per esercitarsi a cambiare la propria posizione sulla scacchiera delle relazioni. E poi restare sempre giovani sarebbe mortalmente noioso". Infine l’invettiva sulla donna che non accetta di abbandonare un’idea di giovinezza: "Vedo insigni donne politiche con tacco dodici e calze a rete, ma perché? Le donne hanno questa tendenza a volere tutto, comprese le calze fino alla fossa. Vorrei che passassimo dall’emancipazione alla rivoluzione, ma ancora non è il momento". Infine la grande piaga, quella legata all’affermazione lavorativa della donna: "La maggior parte delle donne che fa carriera sono ancora ‘uome’, donne che vestono la livrea dell’altra squadra, parlano la loro lingue e se ne sbattono delle altre. Siamo gli unici esseri al mondo ai quali venga contrapposto il diavolo: vuoi far carriere o far famiglia? Siamo davvero ancora molto indietro, per questo e basta non amo esser vecchia: perché non vedrò compiuta la rivoluzione". A moderare l’incontro l’avvocata e consigliera provinciale di parità Chiara Mazzeo e la giornalista de La Nazione Lisa Ciardi.
Linda Meoni