Agliana (Pistoia), 22 aprile 2025 – “Provo un grande senso di vuoto per la morte di papa Francesco. Spero sempre nella vita e non credevo che se ne andasse, anche se l’avevo visto sofferente. Mi fa stare bene la frase “È tornato alla casa del Padre” perché esprime il senso della vita. Ma il Papa non morirà mai”. Debora Bonacchi di Agliana è particolarmente legata a papa Bergoglio.
Nella sua camera conserva la lettera che il Santo Padre le inviò a gennaio 2016, con la benedizione apostolica, un’immagine sacra a ricordo del “Giubileo della misericordia” e una corona del rosario, appositamente benedetta, con l’auspicio “che il Signore conceda a lei e alle persone a lei care serenità, luce e pace”. Papa Francesco assicurava a Debora di ricordarla al Signore e le chiedeva di pregare per lui.

Debora Bonacchi, il 10 novembre 2015, aveva partecipato alla visita del Santo Padre a Prato e aveva consegnato a un incaricato del Pontefice il suo libro autobiografico “Debora - Il sogno, il silenzio, la nascita” (luglio 2007- Aulino Editore, Sciacca- Agrigento), dove la donna aglianese racconta la sua storia di sofferenze e di fede. Una storia che La Nazione ha costantemente seguito. La spensieratezza dei suoi sedici anni, stroncata il 18 ottobre 1985 in un terribile incidente stradale.
Sei mesi in coma, i medici che non davano nessuna speranza, i suoi genitori Giorgio e Giuliana che erano invece aggrappati alla speranza. Finalmente il risveglio, tanti interventi e riabilitazioni, il lento ritorno alla vita fino a inserirsi nel lavoro (nella biblioteca comunale Angela Marcesini di Agliana) e poi la grande gioia di essere diventata mamma di Penelope. Nel libro Debora racconta di avere affrontato questo lungo calvario (che non è ancora finito, l’intervento più recente per i postumi è del 31 gennaio 2025) con grande fede e amore per la vita.
Papa Bergoglio le aveva risposto: “Grato per l’espressione di sentimenti tanto belli, il Santo Padre esprime sentita vicinanza spirituale e viva riconoscenza per la significativa pubblicazione, da cui emerge grande forza d’animo e profonda fede nell’affrontare un così lungo cammino segnato dalla sofferenza”. Debora Bonacchi oggi dice: “L’abbraccio di papa Francesco, la sua grande vicinanza che ha espresso a me ma anche a tutti gli ammalati e le persone sofferenti, mi sono sempre stati di conforto. Non posso dimenticare la lettera di ringraziamento che mi inviò per avergli donato il mio libro e le emozioni che provai sono ancora vive. Sentirò papa Francesco sempre vicino – prosegue Bonacchi -. La corona del rosario che mi donò e la sua lettera sono nella mia camera. La fede mi ha aiutato tanto ad affrontare le difficoltà, ma i doni del Papa, da quando li ho ricevuti, mi hanno sempre accompagnato nel mio percorso di vita: il Papa era con me, attraverso quei doni che mi aveva fatto mi ha sempre dato una sensazione di conforto e sarà sempre con me anche ora che è tornato alla casa del Padre”.