LUCIA AGATI
Cronaca

Paolo, in ginocchio davanti ai pellegrini "Così la nostra città diventa più accogliente"

Nello Spedale di Sant’Andrea e San Jacopo, insieme al delegato della Confraternita, alla scoperta di una Pistoia che si apre

di Lucia Agati

"Benvenuto, con questo gesto di accoglienza nel nome di Cristo, nello Spedale di Sant’Andrea e San Jacopo, perchè con fede e forza tu possa continuare il tuo cammino. E che l’Apostolo Giacomo sia sempre con te". Ogni pellegrino che entra nello Spedale di via Sant’Andrea, proprio accanto alla magnifica chiesa che ospita il pulpito, capolavoro di Giovanni Pisano, riceve queste parole di accoglienza mentre l’ospitaliere, che indossa l’antica mantellina con le conchiglie, simbolo del Cammino di San Jacopo, gli versa sul piede l’acqua fresca, in segno di ristoro per quei piedi che tanto hanno camminato. Un gesto che riassume in sè il significato dell’impresa: camminare, cercando qualcosa dentro di sè e trovare accoglienza, nella semplicità e nell’umiltà di chi si inginocchia ai tuoi piedi. Uno di quegli ospitalieri è Paolo Rindi, 47 anni, tipografo nella storica azienda di famiglia e oggi delegato di Pistoia della Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia, Capitolo Toscano.

Da cosa è nata la decisione di dedicarsi al Cammino?

"La mia è una generazione in cui ci si chiede quali scelte fare da trasmettere ai nostri figli. Io ne ho due: Jacopo, che ha 14 anni e Filippo, che ne ha 8. I nostri genitori hanno pensato a consegnarci la casa, il lavoro, la possibilità di costruirsi la serenità economica. Ma c’è altro. E ci sono alcuni valori che si scoprono nel Cammino, dove la gente si mette a disposizione degli altri, ognuno per quello che può fare, e offrire".

I pellegrini stanno arrivando allo Spedale?

"Stanno arrivando persone a piedi da Milano, dal Veneto, da Genova. Sono già 46. Pistoia, dopo secoli, torna a essere città che accoglie e questo si sta rivelando anche nel settore privato perchè tanti sono gli operatori, ai quali noi non facciamo alcuna concorrenza, che si sono già messi a disposizione dei pellegrini. Si sta creando il tessuto di una città accogliente".

Come è organizzato lo Spedale?

"Lo Spedale è un luogo semplice, essenziale. E’ stato ricavato nell’appartamento dove abitava don Grazzini. Ci sono delle regole precise e chiare a tutti. Alle dieci di sera chiude e la mattina alle otto i pellegrini devono essere tutti fuori. Ci sono dodici posti letto e non è un numero scelto a caso. C’è il bagno e c’è una piccola cucina con il frigorifero sempre rifornito. La sosta è gratuita. Chi lo desidera può lasciare un’offerta. Questo è infatti è un punto di accoglienza “donativo“, il contrario di quanto avveniva un tempo con l’Opera di San Jacopo e fino al Settecento, quando i pellegrini che dovevano andare a Roma o Santiago ricevevano soldi per il loro Cammino".

Come nasce la Confraternita?

"La Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia è stata istituita dal professor Paolo Caucci von Saucken negli anni ’80. Lui è la massima autorità del Cammino. La stanza in cui riceviamo i pellegrini è la sede del Capitolo Toscano che fa capo al figlio di Caucci, Jacopo, che ne è il priore. Io sono il delegato provinciale per Pistoia e Prato. La scrivania in cui è posato il registro era quella di don Grazzini, il registro è una riproduzione di quello antico che si trova all’Archivio di Stato".

Perchè si cammina?

"Tutti quelli che affrontano il Cammino attraversano un momento particolare della loro vita. Sono in cerca. Si dice che sia il Cammino che chiama e le cose accadono per un motivo. A Santiago sono andato nel 2017, si è aperta una dimensione che già c’era, che si faceva strada. Ma c’è sempre una catena di eventi intrisi di significato. A San Nicolas ho conosciuto Jacopo Caucci, ho visto e ricevuto l’accoglienza della lavanda dei piedi".

Quali aspetti possono essere importanti?

"Questo non è un luogo chiuso della Confraternita, ma aperto a tutti coloro che desiderano offire un aiuto, anche nelle piccole cose. E una piccola cosa è anche il saluto. Quando si vede un pellegrino con lo zaino e la conchiglia, il saluto è “ Buon Cammino“ e vorrei che anche i pistoiesi imparassero a pronunciare queste due parole, quando incontrano un pellegrino, perchè anche solo per questo la nostra città può essere una piccola Santiago".

Ci sono già dei risultati?

"I risultati sono già importanti: sul Cammino di San Jacopo ci sono sei tappe e otto punti a donativo. Non ci sono negli altri cammini. Noi siamo aperti dal 15 giugno. Il primo pellegrino è arrivato da Varese, l’ultimo, da San Donà di Piave. Questo è un luogo particolarmente adatto alle persone che camminano da sole e vivono un percorso introspettivo proprio".

Qual è il suo invito?

"Siamo fra i promotori del Cammino di San Jacopo e vogliamo che abbia una fortissima connotazione devozionale, con qualsiasi motivazione. Si cammina senza maschere e non ci si deve vergognare se ci viene da piangere. C’è una umanità che sta ripercorrendo quei chilometri. Prendete lo zaino e mettetevi in cammino. Non è una dimensione turistica, ma una preziosa dimensione interiore. Vanno bene anche i quattro chilometri da piazza del Duomo a Giaccherino. Rendete grazie per una fontanina e siate accoglienti".