
Paolo Crepet è la pausa dal blues: "I disperati chiedono un’idea di futuro"
Generazioni di giovani incapaci di sperimentare per la sola paura di perdere. Giovani che scacciano l’amore per lo stesso motivo, che sono figli della solitudine, che non sanno empatizzare. E poi i genitori, incapaci nel ruolo perché figli a loro volta di padri e di madri disattenti o illusi che al dio denaro hanno sacrificato molto (tutto), che così preoccupati di non essere autoritari si sono infine dimenticati di essere autorevoli. Cadono tutti i muri e i filtri con Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, protagonista della serata di oggi (ore 21; biglietti su ticketone.it), in piazza Duomo a Pistoia, dove porta al pubblico il suo ultimo libro, Mordere il cielo (Mondadori, 2024). Nel titolo l’invito alla libertà, all’emozione. Qualcosa per la quale, ne è convinto Crepet, oggi siamo tutti anestetizzati. "Nel libro racconto tanto di me e dei miei incontri – spiega lo psichiatra -. Scrivo non per vezzo, è una preoccupazione che non posso non avere. Ad esempio verso l’invasione delle tecnologie, i cui fini e risultati sono sconosciuti. Non il barista sotto casa, ma illustri scienziati sostengono che l’intelligenza artificiale svuoti il cervello".
In giro per l’Italia già da mesi, tanto da auto-definirsi "psichiatra girovago" e "tuareg senza meta", Crepet ha collezionato un sold out dopo l’altro, segno che, ne è convinto lui stesso, "la gente è disperata, ha bisogno di un pezzo di mondo dove si possa avere un’idea di futuro". "Sono tanti i ragazzi che vengono nelle piazze ad ascoltarmi, tanti quelli che mi scrivono. Hanno bisogno di parlare con chi reputano saggio, con chi non pettina la gente per il verso del pelo. Di recente un ragazzo mi diceva di essersi iscritto a una facoltà scientifica pur amando le lettere. Cercava consigli. Gli ho detto: scappa. Ti daranno del pazzo, ma passare cinquant’anni di vita senza passione non lo consiglierò mai". Nel libro si affrontano molte questioni di cronaca – dall’omicidio di Giulia Cecchettin ai successi di Sinner -, tutti uniti da una morale comune: "Questo libro è un grido: state attenti a togliere l’empatia, da soli non si fa nulla". E poi il tema dell’educare a mancarsi e a perdere, per Crepet fondamentale nei rapporti genitori-figli e sociali in genere. "Siccome noi non abbiamo fatto mancare niente a nessuno, siamo diventati deboli. Succede anche in economia, le aziende fanno fatica perché le nuove generazioni non sanno perdere. E perché i nostri bambini non sanno cosa vuol dire gioco. Al massimo perdi con la play, fai reset e ricominci. Ma in amore no, non funziona così. E allora meglio non viverlo quell’amore, che di perdere nessuno ha voglia".
Linda Meoni