REDAZIONE PISTOIA

Offese a don Biancalani No green pass a processo

Nel procedimento in corso nel tribunale di Trieste la nostra Curia è parte civile. L’avvocato: "Decine di querele, alcune ritirate grazie ad offerte alla comunità"

Tra gli "odiatori" del don, c’è anche lui, Fabio Tuiach, il portuale di Trieste ritornato alla ribalta della cronaca per le contestazioni "no Green pass". Un passato turbolento il suo. Ex pugile, diventato noto per le sue teorie esternate con aggressività in rete, omofobo, ha negato più volte che siano mai esistite le camere a gas, Tuiach ha nel suo curriculum attacchi su vari fronti. Intanto, è iniziato nel tribunale di Trieste il processo che lo vede imputato per diffamazione a mezzo Facebook (con la recidiva) per le offese pubblicate in rete nel 2018 a don Massimo Biancalani. Non è la prima volta che don Biancalani dà mandato per essere difeso in tribunale dagli attacchi di odiatori sconosciuti, ma questa volta a costituirsi parte civile è stata la stessa Curia di Pistoia. Un passaggio importante e delicato che si spiega anche per le accuse che lo stesso Tuiach ha fatto nel corso dei suoi post alla Chiesa.

"All’udienza del 29 ottobre – ci spiega l’avvocato Stefano Lorenzetti di Prato, legale di don Massimo Biancalani – l’imputato Tuiach non era presente in quanto malato, come ha reso noto, perché ha contratto il Covid. L’udienza è stata perciò rinviata a marzo del 2022. Intanto, si è costituita parte civile la Curia di Pistoia, non solo in appoggio a don Biancalani, ma anche in conseguenza delle offese gravi che l’imputato ha pubblicato in rete e rivolte proprio all’operato della Chiesa".

Quanto agli attacchi a don Biancalani, quelli rivolti da Tuiach sono gravi e infamanti: si parla esplicitamente di un interesse sessuale del parroco per i diseredati che ospita nella sua comunità di Vicofaro, soprattutto ragazzi africani. "Abbiamo decine di procedimenti aperti per gli attacchi ricevuti tramite i sociale – spiega l’avvocato Lorenzetti – Si parla di almeno 40, un numero impressionante se si considera il fatto che per alcuni di questi le denunce sono state ritirate a seguito delle donazioni fatte dalle persone querelate in generi alimentari offerti alla comunità di Vicofaro. Questo lo dico anche per chiarire come don Massimo non intaschi nulla da queste cause".

Risale a settembre la prima condanna di uno dei tanti odiatori della rete di don Biancalani. Il tribunale di Pistoia aveva condannato a otto mesi di reclusione una 60enne sarda che aveva attaccato su Facebook don Biancalani. Anche in quel caso, la donna non aveva avuto nessun legame diretto con la comunità di Vicofaro che aveva conosciuto tramite le notizie circolate sui giornali o in rete.

"Il problema – ha spiegato don Massimo Biancalani – è sempre questo, il fatto che in rete c’è un odio e un’aggressività che le persone sfogano senza pensare alle conseguenze che ne derivano sia sulle persone prese di mira sia su di loro, che sono chiamati poi a rispondere delle prorie azioni".

Martina Vacca