Non solo Alzheimer. La terapia della bambola in classe. Corso di formazione all’Einaudi

La scuola pistoiese è la terza in Italia ad attivarlo, seconda in Toscana al ’Caselli’ di Siena. Obiettivo: il benessere del malato. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità: oltre 55 milioni di persone vivono con la demenza e i dati sono destinati a salire.

Non solo Alzheimer. La terapia della bambola in classe. Corso di formazione all’Einaudi

Non solo Alzheimer. La terapia della bambola in classe. Corso di formazione all’Einaudi

PISTOIA

Prendersi cura, accudire, creare empatia con qualcosa che nella testa del malato diventa infine qualcuno, lavorando così alla costruzione di un benessere che insiste su aspetti come autostima e diminuzione dello stress. È una risposta non farmacologica alla demenza, ai disturbi del comportamento o del tono dell’umore oltre che all’Alzheimer quella offerta dal dispositivo medico impiegato nella Doll Therapy o Terapia della bambola. Una "cassetta degli attrezzi" utile a una corretta somministrazione della terapia è quella fornita in questi giorni agli studenti delle classi quarte e quinte – una sessantina in tutto i ragazzi e le ragazze coinvolte - dell’Istituto Luigi Einaudi, indirizzo servizi per la sanità e l’assistenza sociale, destinatari di un corso di formazione intensivo avviato lo scorso 28 febbraio che proseguirà con un’altra giornata il 14 marzo.

Si tratta di una sorta di primato per la scuola pistoiese, che ha attivato questo corso quale terza scuola in Italia, seconda in Toscana all’Istituto Caselli di Siena. L’iniziativa è nata dalla sinergia tra l’associazione culturale senese A piccoli passi e l’azienda pistoiese Generali Arredamenti, oltre che lo stesso Istituto Einaudi. La presentazione dei giorni scorsi è stata accolta dai saluti della dirigente scolastica Elena Pignolo, presente anche la vicesindaca di Pistoia Anna Maria Celesti, che ha dalla sua anche la sensibilità di medico per comprendere ancora meglio la bontà di un progetto che partendo dal coinvolgimento emotivo e dall’empatia suscitati dalla bambola e dall’idea di cura lavora sul rallentamento della patologia che affligge il malato.

Dall’analisi degli studi disponibili oggi, emerge come la terapia della bambola, non presentando effetti collaterali significativi, possa configurarsi come un intervento finalizzato al miglioramento della qualità di vita della persona con disturbi del comportamento e dell’umore e alla promozione di un ambiente sicuro sia per l’anziano affetto da demenza, che per le persone a lui vicine. Che occorrano quanti più approcci significativi e personalizzati possibili alla malattia lo dicono i dati.

Secondo un recente rapporto dell’Oms infatti oggi oltre 55 milioni di persone vivono con la demenza. E i dati sono destinati a salire: si stima che entro il 2030 oltre 75 milioni di persone saranno affetti da Alzheimer, fino ad arrivare a 132 milioni entro il 2050. Alla fine del corso ai ragazzi sarà rilasciato un attestato di partecipazione di primo livello per la somministrazione della terapia della bambola. All’incontro di presentazione del corso sono intervenuti anche il professore Giacomo Vigni, docente dell’Istituto Caselli e promotore del percorso formativo, la professoressa Daniela Galardi, collaboratore del dirigente scolastico dell’Einaudi e responsabile del percorso per il conseguimento della qualifica regionale di Operatore socio-sanitario, Ambra Bonacchi, responsabile amministrazione e marketing di Generali Arredamenti e il presidente dell’associazione ’A piccoli passi’, Luca Ciani.

Linda Meoni