Muore per Covid, la famiglia blocca i funerali

La compagna dell’architetto 67enne: "Vogliamo la verità". Ora la Procura dispone l’autopsia e procede per omicidio colposo

Pasquale Castiglia

Pasquale Castiglia

Quarrata (Pistoia), 11 febbraio 2021 - Il funerale era già stato fissato lunedì pomeriggio nella chiesa di Spianate, ma poche ore prima della cerimonia di addio le esequie sono state sospese e rinviate per un esposto presentato in Procura di Lucca dalla compagna della vittima. I familiari chiedono infatti alla magistratura di fare piena luce in merito alla morte per Covid di Pasquale Castiglia, architetto quarratino di 67 anni ex insegnante all’Itts di Pistoia, da qualche anno trasferitosi a Spianate, frazione di Altopascio. L’architetto è deceduto domenica mattina all’ospedale San Luca, dove era entrato per Covid il 21 gennaio.

A presentare l’esposto ai carabinieri è stata la convivente Silvia Spadoni, 50 anni, di Altopascio. La Procura al momento procede ipotizzando il reato di omicidio colposo a carico di ignoti. Ieri l’esame autoptico eseguito dal medico legale Luigi Papi su incarico del pm. "Alcuni parenti erano stati contagiati e Pasquale per sicurezza aveva fatto l’esame con il tampone – racconta ancora sconvolta Silvia Spadoni – risultando positivo. Siccome presentava poche linee di febbre con qualche colpo di tosse da diversi giorni, oltre a valori di saturazione non perfetti, il medico decise per il ricovero a scopo precauzionale. Ho anche le foto: lui è salito sull’ambulanza della Misericordia di Montecarlo con le sue gambe, stava benissimo. Tenete presente che era un salutista, non ha mai fumato in vita sua, non ha accusato patologie particolari, con uno stile di vita perfetto sia a livello alimentare sia come esercizio fisico. Faceva lunghe camminate, ad esempio".

«Io sono andata a trovarlo al San Luca ogni tre giorni. Voleva sapere di noi, del nucleo familiare che adorava, era preoccupato per i nostri piccoli cani, mi ha chiesto se avessero accusato la sua mancanza. Poi era stato intubato. Il 2 febbraio ho avuto rassicurazioni dai sanitari che stava migliorando, tanto è vero che per lunedì 8 febbraio era prevista la tracheotomia per liberarlo e farlo riabituare a respirare da solo, in maniera autonoma".

Sembrava, insomma, che il peggio fosse ormai passato. Invece, purtroppo, il repentino peggioramento: "Sabato 6 febbraio, intorno alle 18,45, ho potuto visitarlo – continua Silvia Spadoni, – ed era irriconoscibile, con il mento tumefatto ed altre problematiche evidenti esternamente. Mi hanno detto che nella manovra di pronazione in terapia intensiva si era piegato il tubo della ventilazione assistita e per riportare Pasquale in posizione supina, avevano dovuto lasciarlo quasi due minuti senza ossigenazione. Un incidente fatale, se così è stato, che gli ha causato un arresto cardiaco".

"Ho riferito tutto ai carabinieri ai quali ho consegnato anche altro materiale – continua lottando contro il dolore devastante –. La domenica mattina, intorno alle 8, la chiamata che nessuna famiglia vorrebbe mai ricevere, quella della morte di un proprio congiunto. Con il mio legale mi sono recata a Cortile degli Svizzeri e ho riferito i fatti, presentando la documentazione. Per questo ho potuto fermare la cerimonia funebre soltanto all’ultimo momento".

"Vogliamo giustizia, ma non è – conclude la donna – per un ristoro economico o per vendetta, tanto la mia vita è già distrutta. Pretendo la verità, per Pasquale: era un uomo buono, premuroso, dopo aver insegnato quasi 40 anni all’Itts “Fedi-Fermi“ di Pistoia, aveva svolto la libera professione di architetto a Quarrata e poi si era stabilito qua in Lucchesia, dove si trovava bene".

Paolo Pacini - Massimo Stefanini