Violenza sulla moglie: condannato a 6 anni

Gli abusi sarebbero avvenuti per anni davanti ai figli. Una volta, le aveva sbattuto la testa contro il muro e poi l’aveva chiusa fuori di casa

Carabinieri (foto di repertorio)

Carabinieri (foto di repertorio)

Pistoia, 17 febbraio 2023 - Si era decisa a denunciare gli abusi, subiti per anni dal marito, dopo un episodio preciso, nemmeno il più grave. Come fosse stata la goccia a far traboccare un vaso colmo. Quella sera (era il 2019), lui era rientrato a casa e la sua furia era stata scatenata da un incidente banale: la moglie aveva fatto bruciare accidentalmente la cena che stava cucinando. La vendetta era stata spingerla fuori dalla porta di casa, chiuderla dietro di lei, lasciandola per una notte al freddo. Una notte che aveva cambiato qualcosa nella coscienza della donna, che si era decisa a denunciare suo marito. Non era la prima volta che lui le usava violenza; c’erano state le botte davanti ai figlioletti, la violenza sessuale (praticamente all’ordine del giorno), e le vessazioni a cui, anche per cultura, lei era abituata. Così come aveva accettato quel matrimonio combinato dalle famiglie dieci anni prima in Marocco, prima di trasferirsi in Italia, a Pistoia. Per quei maltrattamenti, consumati quasi sempre davanti ai figli, e per la violenza sessuale, l’uomo, 47 anni, marocchino, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione. La sentenza è stata letta ieri mattina dal presidente del collegio, giudice Stefano Billet (a latere i giudici Jacqueline Monica Magi e Pasquale Cerrone).

Il pubblico ministero che aveva diretto le indagini dei carabinieri, Giuseppe Grieco (ieri sostituito dal pm Luisa Serranti) aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione. Le violenze sarebbero iniziate quasi subito dopo il matrimonio, quando la coppia viveva in Marocco, e sarebbero continuate in Italia, a Pistoia. L’uomo si sarebbe accanito sulla moglie per gelosia, impedendole di uscire, sferrandole botte, i calci e i pugni. In un’occasione, l’avrebbe tirata per i capelli e le avrebbe sbattuto la testa contro il muro. Tutto questo sarebbe avvenuto davanti agli occhi dei figlioletti di dieci e sei anni, prima che la donna si decidesse a sporgere denuncia. In un’occasione, durante un viaggio nel loro paese, l’uomo l’avrebbe picchiata procurandole una prognosi di venti giorni, episodio per il quale era stato avviato un procedimento anche in Marocco. Poi, per impedirle di far rientro in Italia, le avrebbe sottratto anche il passaporto. Le vessazioni non si sarebbero fermate nemmeno quando la donna era incinta.

Per anni la moglie aveva taciuto la situazione, cercando di proteggere se stessa e i suoi figli, anche e soprattutto per timore di perderli: il marito, infatti, l’aveva minacciata di toglierle l’affidamento se avesse parlato. Sarebbero state invece proprio queste condotte avvenute davanti ai bambini ad aggravare la sua posizione davanti ai giudici, che hanno riconosciuto questa aggravante. L’avvocato dell’uomo ha spiegato che presenterà appello, solo dopo aver letto le motivazioni della sentenza.

M.V.