REDAZIONE PISTOIA

"Marino è nostro" Influencer a processo per diffamazione sul caso del museo

La donna era stata querelata dalla Fondazione Marini dopo la pubblicazione di alcuni post sul suo profilo di Facebook. Domattina in tribunale prima udienza e costituzione parti civili .

La città è orfana del Museo Marino Marini da quattro anni. Periodicamente affiorano iniziative per mantenere alto il legame tra Pistoia e il suo figlio più grande. Come il cordone di stoffe che il 6 novembre 2022 collegò i due Miracoli, quello dell’antica chiesa del Tau e quello dell’atrio di Palazzo Comunale, organizzato dal Collettivo Meduse, e il compleanno dell’immenso scultore pistoiese ricordato, il 2 febbraio scorso, dal gruppo “Nessuno tocchi Marino“ con l’arrivo, davanti al Tau, di un cavallo bianco. Stavolta, invece, le vicende che riguardano il Museo si rifletteranno su un processo per diffamazione aggravata che si apre domattina, in tribunale, a Pistoia, davanti al giudice Alessandro Buzzegoli, dove comparirà una influencer pistoiese, Anna Paci, classe 1966, al secolo Francesca Melfi, sul cui profilo erano comparsi, tra il 14 marzo e il 25 giugno del 2020, alcuni post ritenuti, dalla pubblica accusa "lesivi dell’onore e del decoro" sia della Fondazione Marino Marini che di Carlo Ferdinando Carnacini, nella sua qualità, all’epoca dei fatti, di presidente e legale rappresentante della Fondazione e che aveva presentato la querela. Al termine delle indagini svolte dai carabinieri, il pubblico ministero Luigi Boccia ha emesso un decreto di citazione a giudizio. L’accusa di diffamazione aggravata si configura dall’aver usato, per la pubblicazione dei post, la piattaforma social network Facebook e aver raggiunto così più persone, poichè la Paci, conta circa 1800 followers. Quando è stata raggiunta dall’avviso di conclusione delle indagini, assistita dal suo legale, l’avvocato Andrea Niccolai del foro di Pistoia, ha rinunciato all’interrogatorio. L’avvocato ha quindi presentato alla procura una dettagliata memoria di trenta pagine con cui chiedeva l’archiviazione del caso.

L’avvocato Niccolai, nei vari capitoli della memoria, si è soffermato sull’eco della vicenda del Museo, che teneva banco sui quotidiani pistoiesi e nazionali nonchè on line, e molti sono gli articoli allegati che hanno dato conto degli interventi e della varie fasi della vicenda: "E’ dunque dimostrata – scrive il penalista – l’enorme eco che la vicenda ha avuto a livello locale, regionale, nazionale e quanto essa sia stata discussa dentro e fuori le sedi istituzionali". Oltre ad alcuni aspetti formali su cui l’avvocato si sofferma, Niccolai richiama la Giurisprudenza: "In tema di diffamazione, l’esimente del diritto di critica postula una forma espositiva corretta, ma non vieta l’utilizzo di termini che, sebbene oggettivamente offensivi, hanno anche il significato di mero giudizio critico negativo di cui si deve tenere conto alla luce del complessivo contesto in cui il termine viene utilizzato (Cassazione penale sez.V 19 febbraio 2020, numero 17243)". Tutte questioni che saranno affrontate in aula. Domattina è prevista la costituzione di parte civile della Fondazione Marini, con l’avvocato Giovanna Fontanelli di Roma e di Carnacini.

lucia agati