Le aziende rischiano il lockdown energetico

L’aumento del costo di gas e luce si somma alla carenza di materie prime causata dalla guerra. L’allarme di Confartigianato

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"La situazione per la micro e piccola imprenditoria è davvero preoccupante dopo lo scoppio della guerra, sia a livello nazionale che locale. I problemi fondamentali sono due: l’aumento vertiginoso del costo dell’energia elettrica, del gas e delle materie prime, e la carenza di queste ultime, in particolar modo di quelle che provengono da Russia e Ucraina". È questo il quadro dipinto da Alessandro Corrieri, presidente di Confartigianato Pistoia, dopo i tanti racconti che gli arrivano dai suoi associati. Racconti di imprese in grave crisi, dopo che gli ultimi mesi dello scorso anno avevano fatto segnare una ripresa evidente, specie per edilizia e metalmeccanica. "La delusione sta proprio qua: nell’ultimo trimestre del 2021, la manifattura era riuscita a recuperare praticamente quelli che erano i livelli di fatturato e di produzione pre Covid Mancava solo uno 0,4%. Questi rincari su diverse commodities che vengono importate dalle aree interessate dal conflitto, mi riferisco ad esempio a ferro, ghisa, acciaio, ghiaia, sabbia, argille, cereali e fertilizzanti, causeranno però una nuova frenata – sottolinea Corrieri – Anche perché la reperibilità di queste materie prime sta sempre più calando. Gli effetti della guerra purtroppo sono estremamente repentini e si stanno facendo sentire soprattutto sulle attività di micro e piccoli imprenditori. Tanto che qualcuno è stato costretto a interrompere la produzione". Le violente sollecitazioni sull’offerta e sui prezzi delle merci indotte dal conflitto scoppiato oltre un mese fa nel cuore del Vecchio Continente mettono sotto pressione qualcosa come 946mila imprese italiane e 5 milioni 353mila addetti, ossia il 30,7% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale nazionale. Si collocano nella trincea di prima linea i settori manifatturieri con una maggiore intensità energetica: dalla petrolchimica alla metallurgia, dal vetro e la ceramica alla carta. In questi comparti energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi sta diventando insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al lockdown energetico, un rischio per 29mila imprese con 462 mila addetti. "Con la guerra è scoppiata l’iperinflazione energetica. A febbraio il prezzo del gas era più che quadruplicato nell’ultimo anno, ma con l’invasione dell’Ucraina è ulteriormente raddoppiato. L’alto utilizzo del gas per generare elettricità porta a marzo il prezzo della borsa elettrica oltre cinque volte il livello di un anno prima". Sul fronte della carenza di materie prime provenienti da Russia e Ucraina, essa coinvolge le imprese nei settori di alimentare, metalli e costruzioni. Da tenere in grande attenzione poi la situazione di turismo e moda, fra i comparti più in crisi. "Questo perché – spiega Corrieri – a differenza degli altri settori non stavano vivendo un momento di ripartenza prima della guerra. Bisogna assolutamente trovare il modo di tutelarli".

Francesco Bocchini