"La società dell’apparenza non contempla la tristezza"

La psicologa e psicoterapeuta Diana Lenza spiega i motivi del disagio

L’obbligo alla felicità a tutti i costi, che ci rende incapaci di gestire tristezza e malinconia. Come se tutti quegli eventi che portano con sé un carico emozioni negative – ad esempio, un lutto – non potessero essere vissuti come meritano. Perché anche "stare male" in certe situazioni è, in qualche modo, un diritto che non si può e non si deve pensare di risolvere con un farmaco. Motivi sociali dunque, ma anche demografici alla base di un dato che sorprende quello che piazza Pistoia al 106esimo posto (su 107, quella che segue è la città di Lucca) per quel che riguarda la voce ’Consumo di farmaci per la depressione’ nella popolazione anziana. Un dato fotocopia a quello dell’indagine Qualità della vita de Il Sole 24 Ore 2022 per quel che riguarda la posizione finale, peggiorativo in valore assoluto.

È con la psicologa e psicoterapeuta Diana Lenza che tentiamo di comprendere le ragioni di questo piazzamento. "Per prima cosa va detto che la popolazione anziana è cresciuta tantissimo – spiega la dottoressa –. A Pistoia per ogni cento giovani ci sono duecento ultra 65enni. Da tempo nell’ambiente si parla di un aumento nel consumo degli psicofarmaci. Anche a me succede che arrivino persone in terapia dopo un lutto alle quali sia stato prescritto l’uso di antidepressivi, come se fosse un obbligo superare questo momento con l’aiuto di farmaci. Questo accade perché il mondo che viviamo è fatto di tanta apparenza, dove le relazioni hanno perso la valenza dell’aiuto, della compagnia, della comprensione. E poi c’è solitudine, elemento questo che con sé porta bassa autostima, senso di nullità, stress. E gli anziani risultano i più colpiti in questo senso". E poi quell’idea per la quale la pensione debba essere un momento di svolta e felicità nella vita, quel "caricare di troppa aspettativa quel momento. Poi accade che le cose non vadano come ci saremmo aspettati ed ecco arrivare la delusione".

Non secondaria per la psicologa anche la questione delle prescrizioni di psicofarmaci da parte dei medici di base: "C’è una certa facilità a dare l’ansiolitico e l’antidepressivo. Anche perché il medico subisce spesso la pressione da parte del paziente. Ma esiste la figura dello psichiatra che ha condotto studi specialistici nel settore, che esegue una diagnosi e in base a quella prescrive un farmaco. Dunque forse sarebbe opportuno dirottare i pazienti sugli psichiatri oppure mandarli in psicoterapia. Come Ordine degli psicologi della Toscana, di cui sono consigliera, stiamo conducendo da tempo una battaglia affinché diventi attuativa la legge dello psicologo di base da affiancare ai medici tradizionali nelle Case della salute. A quel punto tanti anziani potrebbero avere facilità d’accesso a questo servizio, con un risparmio anche economico che meglio si concilia con le pensioni di oggi". E il covid, ha in qualche modo peggiorato una situazione già complessa? "In parte, ma è la società ad essere cambiata e soprattutto la famiglia – conclude la dottoressa –. Meno figli uguale meno nipoti e quindi anche meno nonni. Non è un caso probabilmente sia stata prospettata la nascita di una nuova casa di cura alle porte della città: gli anziani saranno il business del futuro".

linda meoni