La mamma di Luana: "Mia figlia lasciata sola"

Emma Marrazzo ospite dell’incontro dedicato alla sicurezza sul lavoro . Sta dedicando il suo impegno a garantire le tutele. Commozione in sala .

Un nome tristemente noto in tutta Italia: Luana D’Orazio è diventata il simbolo delle tragedie dei morti sul lavoro. A tre anni da quel maledetto 3 maggio 2021 in cui la giovane rimase stritolata nell’orditoio a cui lavorava, in un’azienda tessile di Montemurlo, si continua a parlare di infortuni spesso mortali che si verificano con una frequenza inaccettabile. Proprio la mamma di Luana, Emma Marrazzo, è intervenuta in un incontro pubblico, per sensibilizzare sui temi della sicurezza nei luoghi di lavoro, venerdì sera al circolo Milleluci di Casalguidi, insieme a Edoardo Baroncelli tecnico della sicurezza, Paolo Mattii, responsabile lavoratori sicurezza territoriale Cgil Pistoia e a Francesco Pucciani per Confindustria Toscana. Per il circolo ha introdotto gli ospiti Leardo Corsini. "Mia figlia era apprendista ed è stata lasciata sola all’orditorio, tutte le sicurezze erano state tolte, anche la cellula fotoelettrica – ha raccontato la mamma di Luana, che in nome della figlia si è fatta portavoce della lotta per garantire la sicurezza sul posto di lavoro –. Abbiamo scoperto solo dopo la perizia che c’era stata manomissione, per far andare più veloce la macchina e aumentare la produzione, ma tutti hanno negato di aver manomesso la macchina. Intanto per i titolari c’è il giudizio di pena sospeso, e una multa di soli 10mila euro e ancora siamo alle prese con le udienze per le responsabilità. Giovedì ci sarà quella per il manutentore". Un racconto, quello di Emma Marrazzo, che ha catturato i presenti: "Il mio è un appello alle istituzioni, ai sindacati, all’ispettorato, ai datori di lavoro: bisogna investire sulla sicurezza, ci devono essere i controlli. Non deve esistere che una persona che va al lavoro non torni più a casa". L’incontro è nato: "Per tenere viva l’attenzione e favorire una cultura della sicurezza – ha spiegato Baroncelli che ha fornito dati allarmanti – in Italia all’anno gli infortuni sono circa 650mila, intorno a 1150 i morti e oltre 60 mila le patologie correlate. Tutto ciò malgrado i corsi sulla sicurezza obbligatori e la presenza di figure preparate". Dati che contrappongono l’Italia alla Germania, molto più in basso nelle statistiche. "Le nostre realtà sono diverse, piccole imprese con pochi operai spesso a conduzione familiare – ha sottolineato Mattii – ciò incide molto sulla cultura della prevenzione". Unanime l’opinione della necessità di maggiori controlli e la certezza della pena per i responsabili. "Occorre lavorare di più sulla formazione – ha detto Puccioni – i lavoratori devono acquisire più consapevolezza e i datori di lavoro devono prevenire anche i comportamenti meno prudenti degli operai".

Daniela Gori