La battaglia legale Fondazione Marini, il Consiglio di Stato limita i poteri del presidente Annullando la precedente decisione del Tar, i giudici hanno ridato efficacia allo stop imposto dal prefetto

PISTOIA

Tutto al punto di partenza. La lotta intestina fatta di ricorsi e contro-ricorsi in casa Fondazione Marini – l’ente nato nel 1983 per volontà della vedova di Marino per assicurare la conservazione, la tutela e la valorizzazione delle opere e del patrimonio del defunto marito - segna l’ennesima tappa. A pronunciarsi stavolta è il Consiglio di Stato: la sentenza del Tar del 16 luglio 2021 che annullava il precedente provvedimento del prefetto, restituendo di fatto pieni e ampi poteri al presidente della Fondazione (delegato dal cda a "curare e gestire i rapporti con le istituzioni, le imprese, gli enti pubblici e privati, il rapporto con le banche di riferimento della Fondazione, essendogli conferito ogni più ampio potere in merito"), non ha ragion d’essere. Quindi la decisione del prefetto di Pistoia, che andava contro l’ampliamento dei poteri del presidente, torna efficace e riporta le cose al passato (col cda più forte), come auspicato dalle istituzioni pistoiesi.

Alla base del pronunciamento del Consiglio di Stato un sostanziale conflitto con lo statuto stesso che definisce le peculiarità della Fondazione: "Le delibere impugnate impattano con l’assetto organizzativo della Fondazione delineato nello statuto, dal momento che il suddetto atto non contempla la possibilità di trasferire in tutto o in parte le competenze dal cda al presidente. L’azione gestoria del presidente non potrà, dunque, che svilupparsi nel solco di precedenti deliberati dell’organo consiliare che, attraverso preventive direttive, valgono quantomeno ad orientare l’azione dell’ente in funzione attuativa di indirizzi già espressi dal consiglio".

Due certamente sono i dati che emergono con più evidenza: da un lato la volontà ferma di tutte le parti a non mollar la presa, con la quasi certezza che l’iter giudiziario non si arresti qui. Dall’altro l’incessante scorrere del tempo a danno quasi esclusivo della collezione pistoiese e con essa della città. "Questa sentenza rappresenta per noi una bella novità – commenta Marco Leporatti per il comitato ‘Nessuno tocchi Marino’ -. Nessuno mai ha parlato in questa vicenda di buoni o cattivi. Sosteniamo solo l’esistenza di uno statuto e la necessità di applicarlo, a tutela di quella pluralità voluta a suo tempo dalla vedova Marini. Intanto abbiamo già incontrato la nuova prefetta Messina, la quale ci ha rassicurato sulla volontà di continuità".

linda meoni