Chi di noi non ha avuto almeno una volta paura di non essere accettato o di deludere le aspettative altrui? È proprio questo a spingere Tommaso, protagonista del libro "Us", dello scrittore pistoiese e psicoterapeura dell’infanzia Michele Cocchi, ad auto-isolarsi dal mondo esterno, comportamento quest’ultimo definito con il termine giapponese "hikikomori".
Si tratta di un fenomeno purtroppo sempre più diffuso tra i giovani, che interrompono ogni relazione sociale con il mondo reale per lunghi periodi di tempo.
Esso è spesso associato a un utilizzo intenso di Internet e di videogiochi, che ora contribuiscono a sviluppare forme di dipendenza, ora invece alleviano la condizione di isolamento, come nel caso di Tommaso, in cui ci siamo riconosciuti.
Le sue paure, infatti, sono le nostre, il suo senso di inadeguatezza al mondo esterno è lo stesso che proviamo anche noi che diamo molto peso al giudizio altrui, tanto da cambiare spesso il nostro pensiero e modo di essere.
Come Tommaso anche noi, che durante il lockdown abbiamo sofferto l’isolamento forzato, abbiamo cercato di porvi rimedio proprio attraverso l’uso di internet e dei social, grazie a cui abbiamo mantenuto un contatto con l’esterno.
Stare chiusi in casa, però, ha acuito le nostre insicurezze e così, ad esempio, la mascherina è diventata per molti una protezione non solo dal Covid ma soprattutto dagli altri, da cui nascondiamo noi stessi e le nostre emozioni.
Il romanzo "Us", però, ci ha insegnato a risvegliarci da questa anestesia emotiva e a mostrare ciò che proviamo.
(Nell’immagine in alto a sinistra, è rappresentata proprio la "Solitudine". Il disegno è stato realizzato da Alessia Leka).