REDAZIONE PISTOIA

Interrogazioni impossibili: ‘Basta con la didattica a distanza’

Dura presa di posizione del preside dell’istituto Marconi: "Con le lezioni davanti al pc in difficoltà non solo i ragazzi ma anche i professori"

Telecamere spente, interrogazioni impossibili e assenze costanti. Se la didattica a distanza per gli studenti è stata una vera arrampicata, si può dire lo stesso per i professori. E negli ultimi mesi la situazione è peggiorata. La dad vista dall’altra parte della cattedra ha fatto una strege in egual maniera: i professori hanno faticato non poco per organizzare lezioni on line e cercare di mantenere alta l’attenzione. Rimproverare i ragazzi da dietro uno schermo non è un gioco da ragazzi, convincere la classe a seguire le lezione di matematica in streaming ancora meno che mai e così, a lungo andare, anche i docenti stanno iniziando a soffrire per la mancanza della classe e a sentire la lontananza dai propri studenti.

A raccogliere i malumori e le difficoltà è stato, Paolo Cipriani, preside dell’istituito Marconi che ha tracciato un bilancio di questi ultimi mesi trascorsi in didattica a distanza. Cipriani si è concentrato sulle problematiche sollevate dai docenti, tanto che le ha raccolte in un documento che ha consegnato e all’assessore regionale all’istruzione Alessandra Nardini in occasione della visita pratese per la riapertura delle superiori tornate a fare lezione in presenza al 50% da lunedì scorso.

"Preside io non ce la faccio più, questa è stata la frase che mi ha fatto maggiormente riflettere", racconta Cipriani mentre parla dei disagi patiti dai docenti della sua scuola. "La didattica a distanza è stata utilissima, ma non può continuare così a lungo perché la scuola senza la presenza rischia di perdere il proprio ruolo". Ne sono la conferma i professori che stanno subendo gli effetti della dad al pari dei propri studenti. Non solo ragazzi in difficoltà, ma anche docenti ben collaudati che non sanno più come gestire intere classi dallo schermo di un pc. "Adesso è peggio che marzo – spiega Cipriani –. Allora c’era il fatto della novità, i ragazzi mantenevano una maggiore attenzione. Adesso sono disillusi e dopo tanti mesi ci troviamo di fronte a ragazzi assenti, senza attenzione né interesse per la scuola, hanno perso la voglia di seguire, di fare".

Difficoltà palesi e quotidiane: non c’è nessun obbligo per i ragazzi di tenere accesa la telecamera dei pc e spesso accade che in molti la spengano per impedire al professore di avere un controllo: "Non si fanno trovare per le interrogazioni e si nascondono nel momento dell’appello – dice il dirigente –. L’aspetto più triste riguarda l’attenzione: i giovani costretti a stare casa non si sentono più parte di un gruppo". Da lunedì scorso le scuole superiori sono tornare a seguire in presenza al 50%: la speranza di tutti, docenti e studenti, è che presto si possa salire al 75%. Ma la curva dei contagi resta la grande incognita.

Silvia Bini