Incendio nella discarica . Assolti gli ex dirigenti

L’accusa aveva chiesto un anno e sei mesi per entrambi gli imputati. Il giudice ha accolto la tesi dei loro difensori. Il rogo avvenne il 4 luglio del 2016.

Nessuna colpa grava sugli ex dirigenti della discarica del Casero per l’incendio del 4 luglio 2016. Con la sentenza pronunciata ieri, al termine di un processo che ha richiesto quattro anni di udienze, il giudice monocratico Paolo Fontana ha assolto con formula piena, ai sensi dell’articolo 530 comma 1 del Codice Penale (perchè il fatto non sussiste), Alfio Fedi, all’epoca presidente del Cda di Pistoiambiente, gestore della discarica, difeso dall’avvocato Andrea Niccolai del foro di Pistoia e Michele Menichetti, all’epoca direttore tecnico dell’impianto, difeso dall’avvocato Fabio Celli, del foro di Pistoia. Per entrambi gli imputati il pubblico ministero Luigi Boccia, che aveva diretto le indagini sul rogo, aveva chiesto un anno e mezzo di reclusione per incendio colposo. Il giudice si è riservato novanta giorni per le motivazioni della sentenza con la quale, in attesa di conoscerle, ha accolto le tesi difensive. Ed è l’avvocato Celli a tracciare per noi i punti fondamentali della linea difensiva intrapresa dai due penalisti e che lui stesso ha evidenziato nella sua arringa, nel corso della penultima udienza, e ribadito nelle repliche di ieri mattina. "Il giudice – spiega l’avvocato Celli – ha evidentemente ritenuto l’insussistenza delle condizioni per la condanna dei nostri assistiti, sia per quanto riguarda le violazioni normative che la mancnaza di cautele che avrebbero portato, secondo l’accusa, al propagarsi dell’incendio. Noi abbiamo provato invece che tutte le norme erano state rispettate, evidenziando aspetti che, nelle quattro relazioni tecniche stilate dai periti Sanna e Fascina non sono mai state prese in considerazione".

Nella sua arringa Celli aveva ricordato la testimonianza della funzionaria della Regione, Lazzarini, che si occupa delle autorizzazioni alle discariche: "Gli aspetti di gestione e controllo della descarica del Cassero, come ha testimoniato in aula Lazzarini, erano stati presi a esempio dalla Regione ed estesi anche ad altre discariche quando la competenza di questi impianti è diventata regionale. Al Cassero erano stati fatti più controlli di quelli previsti sia dalle autorizzazioni che dalla legge". La pubblica accusa, come è noto, aveva concentrato la sua attenzione sulla classificazione dei rifiuti: "Ma quella – ribadisce Celli – spetta al produttore. E nessuno dei produttori è stato chiamato in causa". Le cause dell’incendio secondo l’accusa erano la conseguenza di una reazione interna esotermica: "Ma prima doveva fumare – ha spiegato ancora Celli – noi abbiamo ritenuto possibile una tesi alternativa introducendo elementi che la escludono: l’azione di terzi, la rete tagliata, la velocità delle fiamme, alimentate dal vento, e niente fumo prima delle sei di quella sera. L’accusa riteneva che l’incendio si fosse poi propagato per violazioni delle norme di sicurezza, ma i materiali erano tutti autorizzati e le vie di circolazione c’erano". Il reato si prescrive a breve.

lucia agati