Il personaggio D’Ercole saluta e si racconta "La mia pallacanestro, un amore viscerale"

Gli inizi a Montecatini, poi la Mens Sana, Roma e la Nazionale. Il cestista di Larciano ripercorre i suoi vent’anni con la palla a spicchi in mano

Il personaggio D’Ercole saluta e si racconta  "La mia pallacanestro, un amore viscerale"

Il personaggio D’Ercole saluta e si racconta "La mia pallacanestro, un amore viscerale"

Con l’addio ai parquet di Lorenzo D’Ercole, play-guardia classe 1988 nato a Larciano e cresciuto nel RB Montecatini prima e alla Mens Sana Siena poi, non si ritira un cestista qualsiasi. Con più di 400 presenze fra Serie A, Coppa Italia e Supercoppa Italiana, quasi 100 "caps" nelle competizioni europee per club, due scudetti vinti e 14 presenze in azzurro (a livello giovanile) D’Ercole è il miglior prodotto del vivaio rossoblù dagli anni Duemila ad oggi, quantomeno in termini di spessore per la sua carriera. Una carriera durata quasi venti stagioni fra senior e giovanili, che ha attraversato tutta l’Italia (da Cremona ad Avellino, da Roma a Sassari) e che "Lollo" ha voluto ripercorrere sulle pagine de "La Nazione".

Quali sono i motivi che qualche giorno fa l’hanno spinta a dire addio al basket giocato?

"Il mio ritiro è dovuto ad una serie di motivi, legati più che altro alla sfera personale. Ho sempre pensato che non avrei mai giocato ad oltranza portando allo stremo il mio corpo, che avrei detto basta quando avrei ritenuto fosse arrivato il momento opportuno. E ora è arrivato".

In una carriera lunghissima, c’è un momento indimenticabile tra i tanti vissuti?

"Ce ne sono stati diversi: io ricordo con piacere la mia carriera giovanile, gli inizi a Montecatini, poi il periodo a Siena e le estati con la Nazionale. Ho fatto quattro Europei giovanili in azzurro, conquistando un bronzo all’Europeo Under 20 nel 2007, mentre alla Mens Sana ho vinto uno scudetto Under 18. Tra i senior, gli anni di Roma sono stati quelli più importanti, perché alla Virtus il mio status di giocatore è cresciuto e questo mi ha permesso di continuare la mia carriera in piazze importanti come Avellino, Sassari e Venezia, con il picco della finale scudetto nel 2013 con una squadra che non era fra le candidate al titolo. E poi l’ultimo successo, la vittoria del campionato di A2 con Tortona, una squadra e una società che hanno dimostrato di poter dire la loro anche in A".

Un momento invece particolarmente duro da superare?

"Ne ho attraversati parecchi, anche perché la pallacanestro per me è stata prima di tutto una passione. Ho vissuto il gioco al cento per cento e in maniera viscerale, quindi ogni sconfitta oppure ogni mia prestazione non all’altezza l’ho sempre vissuta con una grande sofferenza, che però sono riuscito a sfruttare come molla per ripartire".

Qual è l’allenatore a cui è più legato?

"Sceglierne uno è veramente difficile. Ho avuto la fortuna di avere grandi maestri, a partire da Raffaele Romano a Montecatini che voglio ricordare perché mi ha cresciuto. Con Giulio Griccioli, Alessandro Magro, Marco Calvani e Simone Pianigiani a Siena mi sono formato come cestista. In particolare il modo di concepire la pallacanestro che c’era alla Mens Sana mi ha forgiato e mi ha fatto diventare ancora più professionale".

E il compagno più forte con cui ha giocato?

"A Siena nel mio ruolo giocavano mostri sacri come Terrell McIntyre e Nikos Zisis, giocatori di caratura mondiale con cui ho avuto la fortuna di allenarmi e ai quali ho cercato di rubare il più possibile, soprattutto la cura dei dettagli. Non posso non menzionare poi Gigi Datome: siamo stati compagni di squadra e di stanza, abbiamo fatto la maturità insieme e anche a Roma abbiamo condiviso momenti bellissimi in campo e fuori. Di sicuro il giocatore italiano più forte con cui ho giocato è lui".

Sotto quale aspetto è cambiata maggiormente la pallacanestro negli ultimi anni?

"Da un punto di vista atletico e fisico siamo andati sempre più in crescendo. Quella attuale è una pallacanestro più rapida e veloce. Poi al giorno d’oggi in un roster ci sono almeno quattro giocatori con caratteristiche da guardia, anche fra i lunghi".

C’è mai stata l’opportunità di tornare a Montecatini?

"Mi sarebbe piaciuto tornare, anche per chiudere un cerchio. Ho parlato spesso con Nicola Natali di cui sono grande amico, ma siamo sempre rimasti a livello “pour parler“. Da qualche anno vivo a Roma, quindi Montecatini non è più dietro l’angolo. C’è stato recentemente qualche timido abboccamento ma per un motivo o per l’altro il mio ritorno non si è concretizzato".

Da ragazzo della Valdinievole cresciuto nel RB Montecatini che effetto fa vedere due squadre in città?

"Un po’ fa strano (ride, ndr). Credo che avere due formazioni in B Nazionale possa aiutare a far tornare interesse e magari investimenti importanti per la pallacanestro a Montecatini. Anche il ritorno in Serie A del Pistoia Basket può rappresentare un grande traino, non solo per Pistoia ma per la provincia intera".

Ci sarà ancora il basket nel futuro di Lorenzo D’Ercole?

"Sto cercando di attrezzarmi affinché ci possa essere. Negli ultimi due anni ho ricevuto offerte per entrare in alcuni staff tecnici e fra poco inizierò il corso da allenatore. Continuerò però anche il mio percorso accademico con un master: non voglio precludermi la possibilità di un’esperienza a dirigenziale".

Filippo Palazzoni